Lettori fissi

martedì 23 settembre 2014

"THIS IS THE TIME OF THE LUNCH"

E' un martedì, uno di tanti; è il Ventitrè Settembre Duemilaquattordici, quando in un parco selvaggio di Londra, inizio a realizzare ed a metabolizzare quello che sarà il mio futuro prossimo.
Inizio ad assaporare quello che nella mia mente frulla già da mesi.
Ma facciamo un salto indietro.

Partii per Londra il 18 Aprile del 2012, sembrano già secoli fa, forse per mia mamma lo sono veramente, ma qui, il tempo vola così rapidamente che non sembra passata neanche una settimana.
Il tempo si ferma solo sempre quando alle 4.45 suona la prima sveglia, che non è che l'inizio di una lunga serie che si concluderà alle 5.00, dove agile come un lottatore di sumo, mi catapulto sul ciglio del letto dove resto seduto per almeno 17 secondi prima di infilarmi i fastidiosi infradito della quick silver e recarmi alla porta di fronte dove in altri 130/135 secondi rilasso la vescica e spazzolo i denti.
Ci vogliono 3 secondi per raggiungere di nuovo la camera da letto avvolta da un campo magnetico stile buco nero, che attira a se tutti i corpi inermi.
Appoggio le mie già stanche natiche sul bordo del letto, che è già sistematicamente stato occupato da Bry; nel disperato tentativo di inserire le calze nell'apposito piede.
E' sempre stato un lavoro faticosissimo, e vi assicuro che alle 5.04 lo è ancora di più.
Mi rialzo dal letto che ormai non è più mio; mi privo della maglietta della notte e inserisco pantaloni rigorosamente estivi e maglietta maniche corte, spengo le luci, prendo lo zaino e trascino fuori il mio corpo appeso alla bici rossa che mi accompagnerà al lavoro per i prossimi 8 minuti.
Sono le 5.08 quando esco di casa, la città è a metà tra la gente che rientra dalla sera prima e dalla gente che inizia la giornata.
Il traffico non è tanto, non fa neanche freddo quindi mi rilasso (per quanto uno possa essere rilassato alle 5.08) fino alla porta di ingresso di Caffe Nero.
Scendo dalla bici, cerco le chiavi nella tasca destra dei pantaloni e mi accorgo che sistematicamente si sono attorcigliate alle chiavi di casa.
Le tiro fuori entrambi, sprecando secondi preziosi, quando riesco ad aprire la porta dello store, il "bip bip bip bip" dell'allarme intacca il quasi silenzio circostante.
Metto il codice, rigorosamente con la mano sinistra perché con la destra non me lo ricordo; poso la bici dove c'e il primo tavolino, quello alto, e mi dirigo a fare il paid out; sono le 5.23.
Ho 1 ora e 7 minuti per mettere i croissant nel forno, sistemare i panini in frigo, portare il latte in ufficio. aprire la macchina del caffe, portare i tavoli fuori dopo ovviamente aver scopato dall'immondizia accumulatosi di notte e fare colazione.
Sono passati 60 minuti da quando mi sono svegliato, ma il mio corpo accusa come se ne fossero passati 600.
Ho bisogno di un caffe.

Si apre, siamo in due dietro il banco e ci alterniamo a servire fin tanto che tutte le carte e la burocrazia mattutina non sono state completate.
Guardo l'ora e sono solo le 7.00 inizio a contare quante ore manchino al fine shift, ma non mi bastano le dita di una mano, e quindi lascio perdere.
Fortunatamente sono le 9.00 quando le mamme di Chiswick iniziano ad arrivare e riempiono il locale come fossero in piazza Lantelme ad aspettare Babbo Natale.
Sono generalmente in gruppi eterogenei da 4 o più, ma quello lo saprai solo quando pagando ti chiedono di aggiungere altri 400 cappuccini per gente che forse arriverà dopodomani.
Sono mamme giovani, e sono per la maggior parte delle volte felici e cordiali, fanno un casino dell'accidenti e capisci cosa ordinano solo perché sai a memoria i loro drink; ma perlomeno ti fanno passare un'ora veloce e con il sorriso.








Sono le 10.30, quando uno dei due può pensare di prendersi una pausa.
Generalmente non sono io, non perché non possa, ma perché non voglio mangiare un panino al pesto e pollo così presto.
Si passano le ore dicendo fesserie tra colleghi e chiedendo ai clienti la frase clou di un barista a Caffe Nero: "Chocolate on top?".

I rinforzi arrivano intorno alle 12, quando una terza persona fa capolino dietro al banco occupandosi del lavoro sporco, sparecchiare e lavare.
Immerso nelle tazze sporche e nei cucchiaini che cadono in ogni dove, la terza persona, che è anche sprovvista di nome, (perché è veramente così, chi si aggiunge ai baristi che aprono, non ha mai nome,  è semplicemente "La terza persona"), deve occuparsi di smistare i panini che stanno bruciando da ore nella toaster.
La coda aumenta, e generalmente aumenta sempre direttamente proporzionale alle tazze sporche che ci sono nel lavandino.
Poi, dopo il caos, la quiete.
Come il sereno dopo il temporale, fulmini e tuoni lasciano posto a tavoli pieni di tazze sporche ed il frigo dei panini rivoltato come dopo l'assalto degli Unni.

Guardi l'orologio sulla Till, e sono le 13, tu stacchi alle 14, questa sarà l'ora più lunga della tua giornata, ancora più lunga di quell'interminabile periodo che va dall'apertura della porta con allarme annesso alla colazione con caffe latte e biscotti.

Dopo questa breve parentesi sulla mia vita quotidiana, facciamo un salto indietro a quando avevamo fatto un salto indietro.

Qui a Londra si diceva che il tempo vola, sono passati due anni e cinque mesi e una pugnata di giorni, dal mio arrivederci  Pragelato.
All'epoca mi piaceva usare la parola Addio, per far sembrare le cose più grandi, o forse per la gran voglia di cambiare.

Il cambiamento c'è stato eccome, quello che stavo cercando nell'inverno 2012 che mi ha fatto maturare l'idea di traslocare in terra Britannica, è finalmente arrivato.
Potrei paragonarlo alla barra del Download quando scarichi qualcosa da Internet, vedi che sta succedendo qualcosa ma non sai mai precisamente quando finirà.
Ebbene, io sapevo che il cambiamento ci sarebbe stato, ma non avrei saputo valutare i tempi.
Parlavo di mesi, forse anni, forse non sarei mai tornato, poi, come la barra del Download finisce il suo percorso, io decido che è tempo di ritornare in patria.

Non è stata una decisione casuale, non è stata una decisione impulsiva, semplicemente ho raggiunto la consapevolezza che il mio mondo è la, in montagna a 1500 metri.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.        cit.


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