Lettori fissi

domenica 15 settembre 2013

UN ANNO E 5 MESI DOPO

Buongiorno, mi sveglio con l'occhio destro gonfio per non so quale strano motivo nel letto che da una settimana non è il mio.

A dire il vero è da metà luglio che condivido camere e letti.
Chi, a Londra può permettersi di avere la scelta di dove andare a dormire?
Beh, anche questa è Londra, chi ha bisogno è ospitato e chi ha la possibilità ospita.

Qualche mese fa ero io a chiedere "asilo politico" a Sonia, che mi concesse la sua camera da letto, sacrificandosi a dormire su un divano in mezzo a ragazzi insonni.

Molte volte ripenso al 18 Aprile 2012, quando per la prima volta atterrai nella capitale Britannica.
Quante cose sono cambiate, e quante ancora cambieranno.

Mi ricordo la prima casa che andai a vedere ad Hammersmith, un buco di cantina con un buco di cucina, con un buco di bagno, il tutto rigorosamente condiviso, privo di tavoli e con tracce di muffa e roditori compresi nel prezzo e nell'arredamento.

Non c'era un'armadio degno dello stesso nome, ma c'era un sacco di immondizia.
Pensavo a casa mia in Italia e mi veniva da piangere.
Mi chiedevo del perchè avessi dovuto fare una decisione del genere.

Mi ricordo a quanto fu difficile contattare le persone che affittavano stanze, scrivere loro messaggi di senso compiuto; e sperare che rispondessero.

Mi ricordo la mia prima camera da letto a Tootin Bec, un buco di 7 metri quadrati con vietato accesso alla living room e obbligo categorico assoluto di abbassare sempre (e dico SEMPRE) la tavoletta del WC dopo aver fatto pipi, perchè a lei, Agnes faceva schifo tirarla giù.

Ripenso a come ero perso e spaesato in mezzo a queste strade quasi prive di nome.
Quando incontrai Philip per la prima volta, mi attaccai a lui come un Koala per non perdermi e per non perdere la scialuppa.
Mi ricordo a come tutto era difficile (non che adesso non lo sia), anche chiedere l'ora sembrava un'impresa titanica.

Mi ricordo L'Apple store di Covent Garden come il check point per la lettura e l'inoltro dellae e-mail.

Mi ricordo la mia prima birra, sempre ad Hammersmith con Valeria.
Dopo sei mesi di Londra, mi concessi questo lusso.

Mi ricordo la mia prima pizza al ristorante, pochi mesi fa con Fabrizia.

Mi ricordo che per sei mesi mangiavo con meno di tre pounds per giorno, a forza di insalate, sono quasi diventato vegetariano.
Mi ricordo la prima spesa alla Lidl in compagnia di Sonia (un'altra Sonia) per l'esattezza a Mile End, dove per un semplice pranzo spese ben 10£!

Mi ricordo quanto era comoda la Lidl, ma quanto era distante la vita di Londra.

Mi ricordo quando per la prima volta, andai al Caffe Nero di Covent Garden a dire che avrei dovuto iniziare a lavorare, ma nessuno sapeva niente; mi gelò il sangue, ma solo dopo scoprii che avrei prima dovuto frequentare un corso di due giorni.

Mi ricordo come fu difficile seguire e capire quello che Marcela, la nostra insegnante ci spiegava.
Mi ricordo che mi scrivevo in tempo reale tutte le parole che non capivo, e nelle pause, vocabolario alla mano me le traducevo per capire cosa avesse detto mezz'ora prima.
Sembravo il giornalista del Times ad una conferenza sul nucleare.

Mi ricordo il mio primo giorno dietro il bancone con Ghintaras, del quale non capivo una parola di quel che mi dicesse; oggi a ricordare quei due giorni ci si piega dal ridere; è addirittura nato un tormentone in merito.

Mi ricordo il mio primo giorno effettivo da red t-shirt in Westfield; la morte.
Mi ricordo il mio primo giorno in King's Road, ad urlare contro il mio manager che oggi è diventato più che un manager, molto di più.

Tante volte, ripenso a quello che è stato e sono contento.

Ieri, dopo un'anno e 5 mesi ho tenuto il mio primo colloquio a due potenziali candidati in cerca di lavoro.
Un enorme traguardo per me che un'anno e 5 mesi fa non sapevo neanche cosa volesse dire "Doesn't matter".

Ripenso che se il mio colloquio fosse stato in inglese, molto probabilmente adesso sarei a Pragelato.

Ieri più che in altri giorni, è stato un balzo indietro di un anno e 5 mesi, dove ripenso a quanto fui fortunato a conoscere Elena, che in un certo senso mi aprì le porte verso questo mondo.

Penso a come la vita segua un percorso, una direzione, solo perchè noi in prima persona la indirizziamo verso la nostra meta.
A volte consciamente, a volte no, ma in entrambe i casi, non bisogna smettere di guardare quello che c'è stato dietro, per capire quello che succede adesso.

Buongiorno.