Lettori fissi

mercoledì 30 maggio 2012

LE GAMBE DI LONDRA

Finalmente ha smesso di piovere (per il momento), e come da programma ha iniziato a fare caldo.
E' un caldo ancora sopportabile, specialmente in questi ulimi 2 giorni.
La scorsa settimana, svegliatomi una mattina, pensavo sarebbe stata una giornata qualunque; e invece no.
A Londra, non è mai una giornata qualunque.
 
Come tutti i giorni faccio i preparativi per andare al lavoro, che devono durare il meno possibile dato che chi ha seguito i post precedenti, a Londra si è sempre in ritardo.
Decido che quella mattina sarei uscito indossando semplici jeans, una maglietta a maniche corte, quella verde della Burton, per la precisione; e per finire, il mio fantastico giubbotto Belfast in pelle, comprato a Pinerolo pochi giorni prima di partire.
E' un giubbotto a cui tengo molto in quanto è uno sfizio che mi sono concesso dopo averlo inseguito per mesi.
A dire il vero, non ero entrato nel negozio per comprare quello, bensì un'altro modello in saldo.
Per mia sfortuna/fortuna, non era più disponibile la mia taglia, quindi ho "dovuto accontentarmi" del modello "nuova stagione".
Non so, perchè quella mattina ho optato per l'abbigliamento alternativo rispetto al solito.
Forse il sole, il cielo limpido; ma poco importa.
Sono uscito di casa fiero, con lo zaino sulle spalle e gli occhiali da sole Salice, si, quelli bianchi che ho sempre quando vado a sciare.
Mi sono portato a Londra anche un po di "mountain style".
Ogni tanto mi sento un pò fuori luogo, ma poi penso che qui nessuno ti guarda o ti critica per come sei vestito, potresti anche uscire con le pantoffole tigrate, la moquette sulla schiena ed il cappello da Dartagnan; alla gente non importa.

Ad esempio, domenica scorsa, ma non quella appena trascorsa, quella ancora prima, decidetti di andare sulla collina per osservare il panorama Londinese.
Purtroppo era una giornata grigia, e del panorama non ho visto altro che nuvole.
Ma questa è un'altra storia.
La collina, è situata nei pressi della stazione metro di Belsize Park.
Da Tooting Bec, è comoda, è sulla linea "nera", una quarantina di minuti e si arriva.
Ero seduto, mezzo addormentato, non perchè fosse presto, tutt'altro, ma perchè la metro, come qualsiasi mezzo pubblico, mette sonnolenza.
Ero quasi arrivato, quando vedo salire una ragazza, potenzialmente anche bellina, ma vestita e truccata in modo da far sembrare Lady Gaga una dilettante.
Aveva dei pantaloni larghissimi neri, una maglia di non ricordo che colore con inserti in pelo blu elettrico, e delle zeppe che non usano nemmeno più al circo.
Capelli lunghi color blu-verde sbiadito, con 2 chignon come voler simulare un paio di corna.
Il viso era abbastanza sobrio, qualche piercing alle orecchie e qualche anello a random, poi, un pesante fondotinta BIANCO, che la facceva sembrare morta.
E' scesa alla stazione di Camden Town, il che mi ha fatto pensare che ci sarebbe potuto essere qualcosa di interessante.
Ma questa è un'altra storia.
Eravamo rimasti al mio giubbotto ed ai miei occhiali Salice.
Quando uscii di casa, non era così caldo, sembrava una giornata qualunque, un pò di sole, un po di nuvole, caldo a sprazzi; insomma normale.
Faccio il mio solito tragitto in autobus e scendo a Sloane Square.
Scendo, e sbam, subito una musata contro la cappa di afa e di caldo umido tipico della Torino di agosto.
Sotto il Belfast, stavo facendo la sauna, lo tolgo immediatamente, ma anche con le maniche corte continuo ad avere caldo.
Avrei potuto anche continuare a svestirmi, tanto, per quanto detto sopra, sarebbe importato a ben poche persone.
Mi sono accorto in pochi secondi, che la canicola aveva portato con se, non solo buon'umore e soldi per i gelatai, ma anche una folta schiera di vestitini, shorts e minigonne.
Già, shorts.
Londra, anche patria della moda, perchè se fino all'anno scorso gli shorts erano pantaloncini corti aderenti, a vita bassa, dove la coscia rimaneva scoperta per 3/4 o poco meno;
quest'anno gli shorts, sono imbarazzanti.
Sono in stile anni '80 o giù di li, penso di averli visti sono nei video di Madonna o in alcune puntate vecchissime di Beverly Hills 90210.
Pantaloncini in jeans, a vita altissima ma con il "girogamba" inguinale.
Sarà, ma a me proprio non piacciono.
In più, rigorosamente con la maglietta o canotta che sia, infilata nei pantaloni, per sottolineare ancora una volta la "vita alta".
Se stai per la starda, sudi; se entri nei supermercati geli.
Il passaggio da +30 a -1000 è immediato, come è immediato il mio mal di gola.
Già, perchè anche da Caffè Nero non si scherza con l'aria condizionata, che è un toccasana quando sei accaldato, ma è una minaccia per la salute.
Con il caldo è esplosa anche la voglia di gelato, che ho soddisfatto prontamente questa domenica da Patrizia e Philip.
Sono stato invitato a pranzo da loro, e finalmente, dopo tanti giorni senza, sono riuscito anche a mangiare seduto su di una sedia di fronte ad un tavolo.
E' stata una bella domenica, abbiamo mangiato e parlato, e dopo un pranzo con i fiocchi, ho aiutato Philip nella potatura della siepe di casa.
Facceva caldissimo, mi sono anche abbronzato un po'.
Nel tardo pomeriggio mi hanno portato in una città ad una ventina di minuti di macchina;
mi hanno detto che è una città molto recente, costruita da zero.
E' prettamente commerciale, negozi, uffici ski dome.
Ski dome, si si è proprio quella struttura all'interno del quale si può sciare.
Come quella di Dubai, ma un po' piu piccola..
Non vi dico che effetto mi ha fatto vedere la neve nella periferia di Londra, quando fori ci sono 28°.
Lo ski dome, occupa sollo una piccola parte della struttura che lo ospita, il resto è composto da negozi, ristoranti, palesta con vista sulla pista da sci; e per finire, il "ventilatore", che serve per simulare la caduta libera per i lanci con il paracadute.

Molto bello ed interessante, se non contiamo che per "sciare" 4 ore su di una pista "lunga" ad essere ottimisti 100m occorrono 31£.
Insomma, la Via Lattea a Sestriere in confronto risulta la "Lidle" delle piste da sci.
Nel ritorno verso casa, siamo passati all'interno di un parco protetto, dove vive allo stato brado una quantità notevole di fauna selvatica.
Il mio rientro verso Tooting Bec, è stato lungo e faticoso, avevo sonno e mi sono addormentato più volte su treno e metropolitana.

Era già lunedì, quando sono rientrato e pertanto si lavora.
 
Raggiunta la mia camera sono crollato in un sonno profondo.


mercoledì 23 maggio 2012

PROVA A PRENDERMI

La cosa più difficile da fare quando uno scrive, è scrivere.

Dopo questa favolosa introduzione, qualcuno di voi spegnerà il computer, o "lap-top", come dicono qui in loco, ed andrà a giocare a biglie in autostrada.

Eppure, ci sono delle sere in cui la mente e le dita sono perfettamente sincronizzate, altre, in cui le cose da dire sarebbero tante ma le parole stentano a comporsi.

E' un pò come la mia attuale situazione da straniero, vorrei esprimermi ma mi mancano i vocaboli per farlo.
Mi sento come quando devi starnutire, e poi..... non starnutisci;
una delusione tremenda, mannaggia.

Un'altra cosa difficile da fare a Londra, è arrivare puntuale agli appuntamenti.
Per puntuale, intendo nell'arco dei 10' prima o dopo l'ora prestabilita.

E' difficile calcolare i tempi, quando come me, ti affidi ai mezzi pubblici.
La metropolitana, a grandi linee impiega 2' per percorrere il tragitto tra una stazione e l'altra.

A questo punto, chi di voi non avesse ancora spento il computer, potrebbe pensare che non è poi così difficile; conti le stazioni che ti separano dalla meta, moltiplichi per due, ci butti lì una manciata di minuti cuscinetto, che male non fanno, ed il gioco è fatto.

E' vero, più o meno è così, se sei di martedì alle 6 di mattina alla periferia di Londra nel mese di Aprile.

Per quanto riguarda gli autobus, teoricamente è ancora più facile, alle fermate sono presenti gli orari con i minuti di percorrenza necessari tra una fermata e l'altra.
Insomma, niente da dire sono super organizzati ed efficenti.

Ma, dal momento che la vita non è una scienza esatta come la matematica, e tantomeno lo è Londra, entrano in gioco le variabili.
Cosa sono queste variabili?

Sono dei simpatici eventi che separano la giornata normale alla giornata di "merda".

Queste incognite, seguono quasi sempre l'ormai nota legge di Murphy, quindi è palese, che se hai fretta e sei in ritardo, tutte le variabili saranno a tuo sfavore, è scientifico, non puoi farci nulla, perchè la vita non è una scienza esatta, ma la sfiga è matematica elementare.

Un piccolo esempio di come tutto può giocare a nostro favore o sfavore, l'ho vissuto ieri, dove per trovare una ricarica per il telefono ho impiegato 1 ora e 40 minuti.

Dovevo ricaricare, per chiamare il centro che si occupa di fissare l'appuntamento per il NIN (National Insurance Number).

Pensavo di metterci 15', al massimo 20', in fondo, sono a Londra, vuoi che non ci sia un centro Vodafone nell'arco di 500m?
Bene, NO.

Tenete a mente questa sillaba, perchè sentirete molto parlare di lei.

Decido di uscire di casa mezzo trasandato, sono sveglio da poco, lascio il pc acceso tanto torno in un lampo, devo solo fare una ricarica, non devo ancora salvare il mondo, quello lo farò la sera...

Inizio a camminare, percorro la strada che avrò già fatto almeno 400 volte, ma figurati se mi ricordo di aver visto un negozio Vodafone.

"Sono a Londra", continuo a ripetermi, e se ci sono supermercati e ristoranti cinesi uno dietro l'altro, vuoi che in una città cosmopolita sommersa dalla tecnologia, non ci sia un centro Vodafone ogni angolo?
NO..

Dopo 10' minuti e nessun risultato, decido di salire sul bus per percorrere più rapidamente la strada e dal finestrino, scruto le insegne.

Deserto, leggo solo "Fish&Chips" "Sainsbury's" e "Mini Cab"; di quelli si, c'è n'è uno ogni 20 metri.

Devo sbrigarmi, non tanto perchè ho lasciato il pc acceso, ma perchè è tardi, devo ancora tornare a casa, cucinare, mangiare, lavarmi, fare la benedetta chiamata per il NIN ed infine andare a lavorare.

Arrivo al capolinea del bus, obbligato scendo, e fiducioso inizio a cercare.
Sono a Londra, più precisamente alla stazione di Elephant & Castle, non è Picadilly Circus, ma insomma, spazio per un Vodafone mi sembra ci sia.
Negativo, per non dire NO.

Entro nel centro commerciale vicino alla stazione metro, sempre più carico di entusiasmo e fiducia, all'ultima spiaggia, mi imbatto in un "coso", non so come definirlo, un tizio con una bancarella fuori da un supermercato che vende di tutto un po, tra il tutto e un pò, anche materiale inerente alla telefonia.
Chiedo a lui, magari ha una ricarica..
NO.

Ma, mi dice: "Prova qui, dentro al negozio". 

Un supermercato qualunque, ha una grossa insegna con scritto "99p", ne ho visti anche nella mia zona, ma non mi ispirano e non ci sono mai entrato.
Ieri, si.

Entro, e subito, dietro la cassa vedo la scritta Vodafone, più 3 o 4 altre marche di cui non mi può interessare di meno.

Ne richiedo una da 15£, che non è il traffico, ma il costo dell'abbonamento mensile per il pacchetto tutto compreso.

Qui, vanno alla grande gli abbonamenti, è tutto un'abbonarsi, e poi ti fregano.

Poco più di un minuto e mi liquida con uno scontrino lungo 20 cm con un numero sopra.
"Oddio", penso e adesso?
Io mi aspettavo che funzionasse come da Pierino, gli dici l'importo, gli dai il numero, ti stampa lo scontrino da 20 cm e la ricarica è fatta.
NO.

Qui devi chiamare, ed in seguito digitare il codice.

Mannagia, e adesso come diavolo faccio a capire cosa mi chiede quella fastidiosa voce gracchiante del disco registrato del "2345"?

Uff, avevo già provato a decifrare quell'inglese un mese fa, quando comprai la sim per la prima volta.
In quell'occasione delegai il compito a Philip, ma oggi, sono da solo, ed ho ancora il computer acceso.

Tento la sorte, e prima di infilarmi nella "tube" per tornare a casa, compongo il numero e spero.

Il solito disco inizia a parlare, capisco qualcosa ma non tutto; vado un pò a caso ed un pò ad intuito, alla fine ne risulterà una ricarica eseguita correttamente.

La prima prova che faccio è mandare un sms a Patrizia dicendole che forse sono riuscito nell'impresa.
Lei mi risponde, quindi è ok, la ricarica è stata eseguita.

Mi infilo nella metro e faccio ritorno alla mia camera.

Arrivato a questo punto, forse ho tralasciato qualche particolare inerente alla filosofia che se hai fretta tutto va storto.
Bè, già il fatto di averci messo 5 volte il tempo preventivato, la dice lunga; complice poi la serie di semafori rossi e pedoni imbecilli (perchè quando hai fretta ogni pedone è imbecille e cammina lento) in mezzo alla sgtrada; nonchè una serie infinita di fermate.

Mai tante quante questa sera tornando dal lavoro.
Non avevo fretta, ma, alle 9 di sera, con la fame che mi sovrastava avrei voluto teletrasportarmi a casa.
Ed invece no, perchè ci sono le variabili.

E se ieri sera, per fare lo stesso tragitto, complice un'autista che guidava come neanche Barrichello avrebbe potuto fare ad Interlagos, ho impiegato 23', sta sera ne ho impiegati 40'.

Sta sera, tutti dovevano andare a Tooting, e tutti con il 319, QUEL 319.
"Ce ne sono cento di quei bus, proprio il mio dovete prendere".
"E ieri sera dove eravate"????

Sembrava di essere un respingente del flipper talmente il campanello suonava.
I semafori? Tutti rossi, pedoni in mezzo alla strada e coda infinita, persino un tamponamento tra due taxi.

E' così, anche questa è la vita Londinese, ti prendi il tempo che ci vuole, non devi avere fretta e soprattutto sperare nella buona sorte.


 




venerdì 18 maggio 2012

LA PRIMA VISITA

Sono arrivato al primo giro di boa, è un mese che mi spaccio da Londinese convinto, ma con inesorabile sangue montanaro.
Oggi, giovedì 17 Maggio, ho avuto la prima "visita" ufficiale dall'Italia.
Loro, erano qui da circa una settimana, ma abbiamo concordato questa giornata, in quanto io sarei stato esente dai miei impegni lavorativi.
Sto parlando di Patrick e Sofia.
Per chi non conoscesse Patrick, lui è un ragazzo che appartiene alla categoria di quelli che a Pragelato è additato e visto come un'anticristo, ovvero un "Pralino".
"E' dell'altra valle?" mi chiedono quando parlo di lui, "Allora so già tutto".. mi rispondono.
In verità, dovrei sfatare il mito che tutti i "Pralini" sono burberi chiusi e schivi, anzi, ho appurato negli anni che sanno essere ben più "aperti" e lungimiranti di molti imprenditori altolocati della "bassa".
Patrick, è uno che si da un sacco da fare, per anni ha allenato noi scellerati del Valchisone, facendoci crescere agonisticamente ed umanamente.
Dopo la scissione dal Valchisone, e la recente aggregazione al Sestriere, Patrick è colui che si occupa di tutta la parte tecnica della sezione "Fondo", nonchè di gestire sempre la solita banda di scalmanat e fulminati.
Insomma, è uno che seppur "pralino", (come dicono tanti) ha un sacco di pazienza e di buone idee per la testa.
Ha un locale a Praly, un noleggio di sci, una moglie e tante prospettive future.
Per chi invece non conoscesse Sofia, beh, lei è la moglie di Patrick, quindi chiedete a lui...
Torniamo alla giornata odierna.
L'appuntamento era stabilito per le 12.30 in zona Borough, un nome impronunciabile se nel tuo sangue non scorre almeno la metà di DNA anglosassone.
Dal momento che ero parecchio in orario, ho deciso che all'appuntamento, ci sarei andato a piedi.
Ci sono solo 9 fermate di metro, il che vuol dire circa un'ora e mezza di cammino, ma non mi spaventa.
Parto subito con un buon passo, la strada è tutta dritta, non mi posso sbagliare, una controllata ai cartelli ed all'orologio ogni tanto, ed il gioco è fatto.
Alle 12.15 sono alla stazione di Elephant & Castle (quella precedente la meta), quando ricevo l'sms da Patrick del cambio di destinazione.
Dovrei raggiungere London Bridge, ma è troppo tardi per farla a piedi, quindi mi precipito sotto terra e in 7 minuti sono da loro.
"Sbarchiamo", e subito, i profumi di cibo si mescolano all'odore di gasolio e fritto nell'aria circostante.
Ci sono un sacco di bancarelle che cucinano prodotti di tutti i tipi.
Ero già passato da queste parti in una delle mie giornate esplorative, ma ero corso via senza cadere in tentazione.
Oggi, è diverso, sono qui per questo quindi non mi posso tirare indietro.
 
Il discorso è subito caduto sul cibo, "Cosa vogliamo mangiare?".
C'è l'imbarazzo della scelta, panini di tutti i tipi e con tutte le salse, banchi di pesce e di carne, dolci, biscotti e torte, nonchè prodotti tipici Italiani al prezzo del petrolio.
Patrick si scassa subito un piattino di capesante come antipasto, io preferisco puntare ai numerosi assaggini gratuiti di dolci al pistacchio.
E poi arriva lei... la bancarella con un trittico di risotti da far cascare ogni dubbio sul da farsi.
L'indecisione è tanta, ma dopo l'assaggino "for free", optiamo per un gioco di squadra; scartato il meno buono ci lanciamo sulla paella e sul risotto di pollo e curry.
Sofia opterà per un succulento panino vegetariano.
Carichi del nostro bottino Take-away, ci dirigiamo nel parco adiacente la chiesetta, ma sul nostro tragitto, mannaggia, si imbatte "L'uscere di Ostriche"; ovvero colui il quale invita gentilmente i molluschi  ad uscire dal guscio.

Quattro ostriche non ce le toglie nessuno; e buone che erano!
Ci sediamo su di una panchina, e tra una parola e un'altra, il risotto sparisce ma la voglia di cibo rimane.
Ed è così, che tempo zero, ci troviamo in mano mezzo panino cadauno, formato da pane in cassetta ai 5 cereali, (che è ricco di fibre) ripieno di carne bollita cosparsa di senape.
Ammetto che l'idea è stata di Sofia, ed ammetto anche che non ha affatto avuto una cattiva idea.
Il tramezzino finisce in fretta, e 3 bocche sono lunghe da sfamare con tutti questi banchetti ed odoriprelibati.
Per concludere in bellezza ci vuole un dolcino, che oggi non sarà domenica, ma suvvia, si vive una volta sola.
Opto, dopo molta indecisione, per una torta al cioccolato.
Non credo siano passati 3 minuti prima che la torta diventasse un ricordo.
Il resto della giornata, per smaltire la scorpacciata, lo abbiamo passato al parco della regina.
Kew Gardens, un'enorme giardino botanico con numerose serre all'interno delle quali vivono speci di piante provenienti da tutto il mondo.
Inutile dire, che l'esterno era come al solito impeccabile, colorato e magistralmente composto di flora, contornato dall'eterogenea fauna allo stato brado.
Si ride, si scherza, si osserva e si cammina, il tempo passa in fretta; troppo.
E' ora di uscire, e per me è ora dei saluti.
Ci salutiamo davanti alla subway di Kew Gardens, con l'appuntamento in patria a Settembre, o giù di li.
Devo ringraziarli entrambi di avermi offerto questa meravigliosa giornata, nonchè l'ingresso al giardino botanico.
La mia giornata è proseguita via bus/metro fino a casa.
Per cena, una "minestra" comprata alla Lidl, che pensavo sana e che invece si è rivelata un fallimento.
Qui riescono a far diventare veleno anche uno zucchino biologico.

Avrei voluto concludere la giornata affogando in una vaschetta di gelato, ma dal momento che non ho a disposizione un congelatore, avrei dovuto inesorabilmente finirla;
il che, avrebbe voluto dire aumentare la dose già notevole di "schifezze" quotidiane..
 
Mi rimarrà la voglia, ma chissà, magari alla modica cifra di 5.00£ per 2 gusti, me lo farò offrire dai prossimi visitatori.
Sto scherzando, ovviamente non prenderò il cono da 2 ma quello da 4... minimo!
Siete tutti avvertiti; ma vi aspetto comunque numerosi.
Da questa giornata ho appreso diverse cose:
-Le zuppe della Lidl non sono buone;
-Le banane crescono all'insù e non all'ingiù come credevo;
-Le Coque Sportif, fanno tanto figo ma per camminare tutto il giorno fanno cagare.








martedì 15 maggio 2012

IL LAVORO

Vi avevo lasciato, con la descrizione minuziosa della camera da letto in cui vivo.
Qualche giorno di assenza per me, ma come già saprete ho iniziato definitivamente a lavorare.

Ebbene, è ormai da venerdì 4 maggio che lavoro senza un giorno di pausa; finalmente giovedì, sarà il mio primo giorno off.
In queste settimane, con il prezioso aiuto di Patrizia, ho anche provveduto ad aprire un conto in banca.
Per ora ho solo il conto, ma, qualora lo vogliate, siete liberi di lasciare la mancia, (che peraltro quì si usa molto), farò pervenire il mio  numero di conto corrente.

Per i primi 8 giorni ho fatto un po' quello che si può definire il "tappabuchi", coprendo turni in svariati store negli orari più disparati, dalle 14 alle 24 piuttosto che dalle 7 alle 13.

Insomma, mi sono dato da fare per imparare al meglio le miriadi di cose che ci sono da fare.

Per chi fosse neofita delle caffetterie Londinesi, e nello specifico di "Caffe Nero", apro una parentesi su quanti prodotti diversi ci siano, e su quante possibili combinazioni dello stesso.

Partiamo dalla cosa più facile: il caffe espresso.
Si può definire come il nostro caffe lungo, servito in tazzina o in bicchierino di cartone take-away.
Non è il prodotto che va per la maggiore, ma molti italiani lo richiedono.
L'espresso ristretto, è invece a tutti gli effetti il nostro caffe "normale".

Fino a qui, ci sono arrivato anche io senza problemi, metto il caffe, premo il tasto 2 metto la tazzina ed aspetto; facile!

Il prodotto forse più richiesto, è il cappuccino.
Non è un cappuccino come siamo soliti bere noi, sono precisi e fiscali, qui si beve IL CAPPUCCINO.

Vogliono essere perfetti, per cui deve essere composto per 1/3 caffe, 1/3 latte ed 1/3 schiuma.
La schiuma rigorosamente senza bolle e cremosa. Eccezionale direi.

Il secondo prodotto più richiesto è quello che chiamano "latte", che null'altro è che un caffe latte, con un dito di schiuma.

Poi ci sono le serie di "caffè americano": bianco (con latte) e nero (senza late); di "the": verde, camomilla, da colazione, ginseng, menta ed earl-grey; con o senza latte.

Enrando sempre più nel difficile, possiamo trovare il "caffe moka", che sostanzialmente è un cappuccino con l'aggiunta di un po' di cacao miscelato con il caffe.

Offrono anche delle cioccolate calde, ma non come siamo soliti degustarle noi; c'è quella classica che è molto simile al latte e nesquik, e c'è quella "Milano" che è una specialità e come tale costa di più; non è molto buona, è dolciastra e liquida, ma sa di cioccolato.

Entrando nelle specialità calde, ci sono il "chai latte" cioè latte al gusto di cannella, il "caramellatte"  latte al gusto di.... Vaniglia! Eh si, si chiama "caramellatte" ma c'è la vaniglia, perchè sono bravi, precisi ma complicati.

Di tutti questi prodotti, salvo qualche specialità che può essere prodotta in taglia unica, ci sono 3 formati: "Small", "Regular" e "Grande", inoltre puoi decidere se berla all'interno, quindi "Drink in" o fuori "Take-away".

Generalmente se la bevi dentro costa di più, quindi molti la richiedono nel cartone e poi si siedono al tavolo.

Qualche tirchio, si fa fare un'espresso singolo da asporto e si fa dare a parte un bicchiere di acqua calda, per autoprodursi un caffè americano, risparmiando qualche penny..

Ora, non sto a dirvi che oltre a queste mille versioni si possono richiedere anche latte di soia scremato o parzialmente scremato, caffe decaffeinato o normale, aggiunta di sciroppi con gusti come nocciola, vaniglia piuttosto che caramello ecc..

Più o meno, questo è il reparto bevande calde, ma ci sono ancora svariate qualità di frappè, di torte, di muffin, e di pasticceria in generale;
senza dimenticare acqua bibite panini biscotti dolci dolcini e dolcetti.

Tutto questo rigorosamente richiesto, servito ed offerto in inglese, ovvio ed il più delle volte con la coda che aspetta...
Un buon incentivo per SVEGLIARMI ad imparare.

Tutto benone, quando i clienti sanno cosa vogliono e sanno cosa dicono.

Meno bene, quando ti ritrovi davani al banco 4 memè Italiane, che con aria "saputa" si avvicinano al banco, e delegando la più alta in grado, in perfeto inglese ti chiedono: " Quattro (indicato con la mano e sillabando a voce) caffe,/ coffee..."

Io, da perfetta "merda", gli rispondo in inglese, chiedendogli se gli vogliono bere dentro o fuori;
Con aria persa, butta una risposta a caso: "in, qui.."

15 secondi, preparo i caffe, gli servo sul banco.

Loro non sanno che sono italiano, ma continuano a parlarmi come se fossero a Milano: "Quant'è? Quanto costa un caffe? Scusi, questa che moneta é?...

Vanno in panico, la coda aumenta, decido di baypassarle, e mentre litigano tra penny e monetine mi attivo per servire qualche altro spazientito cliente.

Ne servo uno, forse due, e loro sono ancora in balia del difficilissmo calcolo di 4x1.50£.

Decidono di levarsi dai piedi, di sedersi ad un tavolo e con calma contare i soldini.

Dopo qualche minuto 3 caffe vengono a fatica pagati, manca il quarto.

La "madama" finalmente trova 1.50£ me le porta e chiede a Kamila, la mia collega Polacca, (sempre in italiano) di metterle del latte caldo nel caffe ormai freddo.

Kamila, guardandola sbigottita, in inglese le dice che non capisce quello che le sta dicendo.

Io rido, perchè alla fine altro non posso fare...

Preso dalla compassione, svelo la mia identità e spiego alla donna che se ha un attimo di pazienza sbrogliamo la situazione.

Pochi secondi e la loro impresa di prendere un caffe a Londra si conclude con tanto casino e molte risate.

Noi italiani siamo bravi anche in queste esilaranti figuracce.

Siamo anche bravi a creare disordine, specialmente sulle scale mobili delle metropolitane.

Qui vige una regola, peraltro ben scritta; dice chiaramente che chi vuole lasciarsi condurre al capolinea, è libero di farlo, a patto che stia sulla destra.

Bene, casualmente quando vedi gli ingorghi e le code, è perchè qualche straniero (Italiano), ha deciso di godersi il panorama infrangendo la regola d'oro dei pendolari stressati.

Io, ormai mi posso ritenere  un pendolare, non stressato per ora, ma pendolare.
Ormai ho familiarità con bus e metro della mia zona, riesco anche a godermi parte del viaggio affidandomi alle braccia di Morfeo.



giovedì 10 maggio 2012

SETTE METRI QUADRI E FANTASIA

Sono seduto sul letto, che ormai dopo una quindicina di giorni di convivenza, sento anche un po mio.
Non ero abituato ad un materasso sottile, con le molle in rillievo e tendente allo sfondamento, ma mi abituo infretta, e soprattutto quando ho sonno dormo ovunque.

Mi addormento sul bus, sulla metro figuriamoci in un letto, anche se non proprio confortevole al 100%.

Sono appoggiato alla testiera, che da quando sono arrivato fa degli strani rumori contemporanei a movimenti basculanti sussultori avanti e indietro.
Forse con un paio di chiavi da 12 risolverei il problema.

Ho un coprimaterasso color cielo, con tanto di nuvole disegnate, per non dimenticare mai la sensazione di libertà.
La federa, comprata da Dany all'Ikea, è verde con disegni psichedelici.
Cuscino, piumone e copripiumone mi sono stati imprestati gentilmente da Patrizia.

Il copripiumone è biface, la parte a contatto del materasso è bianca con sottili linee azzurre, la parte esterna invece è azzurra con larghe strisce bianche.

C'è un bel mix di colori, ma non si discosta dalle mie abitudini Pragelatesi.

Di fronte a me ho l'armadio a muro, che devo tenere sempre aperto, per ovviare ad eventuali problemi di umidità dovuti a sbalzi di caldo della stanza fresco dell'armadio. (Così vuole la proprietaria.)

Alle mie spalle è invece presente un'ampia finestra, con tanto di "tenda" in bambù, o forse paglia.. booo.
Dovrei farmi un appunto, che mi ricordi di aprirla quando esco di casa, tutti i giorni sistematicamente mi scordo.

Rientrando, oltre al caldo soffocante contrastante ai miei naturali stili di vita, trovo anche quella fastidiosa puzza di aria pesante mista a scarpe, calze e pantaloni usati.
Che bell'immagine che do di me...

Ma vorrei continuare nella descrizione della dimora;

Alla mia sinistra c'è un tavolino quadrato 45x45, poco più piccolo del mio di casa, sul quale dovrei mangiare, ma è troppo basso e scomodo, quindi lo utilizzo per appoggiare il pc.

Accanto al micro tavolo, c'è quella che si può chiamare cassettiera, 5 cassetti dei quali ne utilizzo solo 4 dato che l'ultimo è privo di fondo.
E' un mobiletto stile Ikea dei poveri, anzi dei poverissimi, se non stai attento quando tiri fuori i cassetti, escono dalle guide e cadono uno sull'altro.
Un gioiello..

"On the top", cioè sopra con contatto, c'è una lampada che non ho capito perchè, posso solo accendere dall'interruttore della presa e non dal suo propedeutico all'uso.

Non mi faccio problemi, va bene così tanto è tutto a misura di nano, quindi arrivo comodo a tutto.

Di recente ha anche fatto l'ingresso su questo fantastico mobiletto, una televisione da 75 kg.
Gentilmente offertami da Peter;
Piccolo particolare, manca l' "aerial", che dovrei comprarmi, ma sinceramente non ho tanta voglia di spendere inutilmente i miei risparmi, e quindi sta li, spenta.
Io, tra una chattata ed una chiacchierata su skype, mi continuo a guardare Italia uno e Canale 5 in streaming.

Proseguendo la descrizione, saltuariamente, continuando verso sinistra dalla mi attuale prospettiva, sempre a stretto contatto con il muro perimetrale, è presente uno stendibiancheria bianco con inserti blu, fa pendant con il coprimaterasso.

Cerco di stendere al meglio, perchè pur essendo stato dotato in patria di ferro da stiro;
A. non so se mi sia permesso accedere all'area stiraggio;
B. non ho la più pallida idea di come iniziare a farlo.

La stanza è quasi finita, ancora qualce decina di centimetri per arrivare alla porta sul quale sono appesi accappatoio e felpa blu scuro di Torino 2006, quella con il cappuccio.

Appesi alle pareti color latte macchiato, ci sono due quadri, uno rappresenta una rosa bianco crema, l'altro, più astratto, è di tonalità rosso acceso e giallo sole, non capisco cosa rappresenti.

Alla mia destra, praticamente incollato al letto, c'è il termosifone; quando Agnes è a casa, me ne accorgo, pompa a palla i termo perchè a quanto pare è freddolosa.
Anzi, me l'ha specificato, ha sempre freddo; uao, adesso che è spento ci sono 20 gradi!

C'è anche un tappeto, che sinceramente butterei fuori dalla finestra, dovrebbe essere a rettangoli 30x10 di diversi colori, rosa, crema, marrone e rosso mattone.

Probabilmente, l'uso prolungato con scarsa manutenzione ha fatto si che questi colori si mescolassero l'uno con l'altro, dando vita ad un tappeto monocromatico di macchie e "zampate".

Il lampadario, mi ricorda quello che avevo quando abitavo a Pinerolo, in tempi ormai remoti da scolaro.
E' di quelli di carta, rotondo e piccolino, ma si intona perfettamente alle dimensioni della stanza.

Nel complesso sono un signore, per 105£ la settimana ho tutto quello di cui ho bisogno.

Posso addirittura permettermi di mangiare tutti i pasti a letto senza dover pagare un supplemento per il servizio in camera.


 




lunedì 7 maggio 2012

UNA GIORNATA TRANQUILLA

Fermi alla prima rotonda entrando in Sestriere, con una moto non mia, con Diego a bordo, in compagnia di Cristian, il fratello di mio cognato e soprattutto senza patente.

Chi se lo sarebbe mai aspettato, che dopo una pattuglia di Carabinieri fermi a Borgata ad aspettarci al varco ci sarebbe stata la Finanza?

Attimi di terrore, "Io la patende della moto neanche c'è l'ho!" mi ripetevo, "Sono spacciato".
"Accenda la moto e faccia tre sgasate" mi dice un finanziere;
Wrom, wrooom wroooooom, poi spengo.

"Questa marmitta è truccata" 

"Non so, la moto non è mia".

A quel punto, l'uomo infila il manganello tra i raggi della ruota posteriore, ed alza di peso la moto facendole far perno su quella anteriore.
Appoggia la sella alla camionetta ed incarica qualcuno di assicurarsi che non cada.
Vuole controllare dall'alto se la marmitta è originale o tarocca.

"Ecco, adesso arriverò tardi al lavoro, come faccio!?", penso sconsolato.

Apro gli occhi di colpo, è già tutto chiaro in camera!

"Oddio che ore sono sono rimasto addormentato! No, non è possibile!"
Prendo il telefono, ed intanto penso: "eppure la sveglia l'ho messa, non ha suonato? L'ho spenta ma non mi sono alzato?"

Passeranno 3 secondi, prima che i miei occhi leggano sul display del Nokia 5.21.
Super sospiro di sollievo.

Sono salvo! Mi alzo, meglio non rischiare, è raro per me abbuonare minuti preziosi alla sveglia, ma.. oggi voglio essere prudente.

Nove minuti in anticipo, non possono che farmi bene in questa città che ha sempre mille sorprese.

Ho dormito, ma ho dormito male, mi sveglio stanco e agitato.
Devo essere in Fulham Road alle 7, i trasporti sono efficenti, ma ci mettono tanto per fare questo tragitto che su Google Maps, come strada più veloce mi indica 4.1 miglia.

Devo calcolare un'ora, contando che devo arrivare un pò prima per cambiarmi, mi tengo largo e faccio un'ora e mezza.
(Se avessi una bici, gli spostamenti potrebbero avvenire più rapidamente).

Tutto pronto, prima di uscire mi preparo una banana ed un panino con la marmellata per quando farò il breack.

Con il bus ci dovrei mettere meno, inoltre ho la fermata sotto casa.
Controllo sulla palina il numero e la lettera, nel dubbio anche l'orario, ma non ci sono problemi, qui i bus passano di continuo, ormai sono le 5.40.
Il mio sguardo cade sulla parola Sunday and Holidays, dove il primo bus della giornata passa intorno alle 6.

Oggi non è Sunday ma qui in Inghilterra è Holiday.
Per la precisione Bank holiday, che cade sempre il primo lunedì di maggio.

Fantastico, sono già in ritardo.

Non mi perdo d'animo e penso: "Attraverso la strada prendo il primo bus che passa tanto poche fermate e sono alla stazione di Clapham South".

Così faccio, peccato che HOLIDAY sia per tutti i bus.

Corro!!! Sono giusto giusto ma non rischio, a Balham mi infilo nella stazione metro, che anche se è holiday, è open.

(Faccio una piccola digressione, per spiegare tutto questo mio correre pur avendo la fermata del bus e la stazione della metro sotto casa.
Qui, la città è suddivisa in zone: il centro è zona 1, poi 2, poi 3, e così via fino alla 8.
Sono settori non perfettamente circolari ma più ellissoidi.
Bene, detto questo, io vivo in zona 3, che dista 20' a piedi o 5' in bus dalla stazione metro più vicina in zona 2, Clapham South.
A Londra, l'abbonamento al servizio pubblico, come del resto tutto, costa molto.
Per risparmiare 20£ al mese, ho fatto l'abbonamento esclusivamente per la zona 1 e 2, il resto lo puoi liberamente coprire o a piedi, o con i bus.
Qualora tu entrassi o uscissi da una stazione in una zona a cui non sei abbonato, paghi un supplemento pari alla tratta non convenzionata.
Balham è zona 3 come Tooting Bec, dove vivo io; quella a me favorevole è invece Clapham South.)

Da qui, tutti i treni sono buoni, tanto a Stockwell devo cambiare per prendere la "Victoria".

Il treno che prendo, è diretto ad High Barnet passando per Charing Cross, ciò significa che posso decidere se cambiare a Stockwell per la "Victoria", e poi a Victoria Station per la "Central Line", oppure, allungando di una decina di minuti cambiare ad  Embankment ma salire diretto sulla "Central Line" che mi porta a destinazione.

Cambia poco, forse meno di 10' contando i cambi, ma sono decisioni difficili da fare alle 6 del matino.

Ma sono un ragazzo fortunato, e c'è chi lo fa per me!

Un paio di stazioni dopo essere salito, ancora con la testa tra i conti dei minuti preziosi persi ma da recuperare in qualche modo, la voce del macchinista, attraverso il microfono rompe il silenzio.

Premetto che non ne ho mai capito uno di quei maledetti annunci gracchianti;
Oggi si!

E vi ricordate perchè?

Perchè sono un ragazzo fortunato no!

L'annuncio diceva semplicemente che potevamo stare seduti comodi alla prossima stazione perchè tanto la linea "Victoria" dato che è HOLIDAY, sarebbe stata chiusa per tutto il giorno.

E vi ricordate vero, che sono casualmente salito sul treno che passa per Charing Cross che taglia perpendicolarmente la "Central Line"?
(Per informazione, se avessi preso un'altro treno, avrei comunque incrociato la "Central Line", ma avrei perso circa altri 25/30 minuti).

E sapete perchè?

Perchè sono un ragazzo fortunato.

Fila tutto liscio fino alla meta, che è South Kensington.
Da qui avrei dovuto prendere il bus 14 che mi avrebbe portato al Caffe Nero in Fulham Rd.

Corro alla fermata, ma mannaggia a loro è sempre HOLIDAY e gli autobus passano ogni 10/12 minuti.
L'ho già fatta ieri quando sono venuto a fare il sopralluogo questa strada, non manca molto, circa 0.7 miglia, cosa faccio?

CORRO!!

Non ho tempo di aspetare, e poi, non mi piace aspettare.

174/6 Fulham Rd.  Sono arrivato, ed anche in perfetto orario, il telefono mi segna le 6.40.

La ragazza, che per oggi sarà la mia collega, dai vetri mi guarda come se fossi atterrato dal lampione di fronte, sono le 6.40 anche per lei..
Pochi secondi poi realizza, viene ad aprirmi e mi dice che sono in anticipo, non mi aspettava così presto.

Provo, ma provo solo perchè poi ho lasciato perdere, dato il mio pessimo inglese, a spiegarle che non conoscendo la zona, i mezzi ecc... mi sono preso per tempo.

"Doesn't matter" è l'unica cosa che riesco a farle capire.

La aiuto subito nel sistemare il locale, panini brioches, prezzi, bibite e quant'altro, poi mi cambio ed aspetto.

Ma a me, NON piace aspettare e ben presto sono di nuovo impegnato a preparare "cold drink", spacchettare il latte, rompere scatoloni e sistemare la "Rubbish room".

Sono ormai le 7.10, e mi domando perchè non apra.
Decido di chiederglielo, e lei con un sorriso mi risponde...

Secondo voi?

Oggi è HOLIDAY, apre alle 7.30.

Il resto della mattinata fila veramente molto liscio, la ragazza è bravissima, paziente e molo simpatica.
Mi spiega e mi insegna molte cose, ho anche il tempo per farlo, dato che al contrario dei giorni scorsi, sono in un negozio più tranquillo.
Il tempo vola, mi da 5£, mi dice che è la mancia per me.

Sono proprio fortunato!

Mi fa andare a cambiare, ultime parole, ultimi ringraziamenti, sperando di riincontrarsi.
E' stato divertente lavorare con lei.
La giornata lavorativa è finita, esco sotto una media piggia primaverile e mi dirigo verso casa.

Mi divoro il panino datomi in "dotazione", divoro anche quello alla marmellata e la banana.

Casa, letto e scrivo.

 

 


 

domenica 6 maggio 2012

GITA "FUORI PORTA"

Vi avevo lasciati raccontandovi, di come viaggiando in bus, si possano cogliere sfumature diverse della poliedrica Londra.
Mi ero posto l'obiettivo di visitare Westminster, dopo aver notato dal finestrino la meravigliosa cattedrale.
Bene, giovedi ho dedicato la giornata a questo.

Westminster, con la metro non ci vuole molto dalla mia attuale abitazione, è la seconda fermata dopo Victoria Station, un cuore pulsante del centro di Londra.

Arrivato a destinazione, nella sotterranea "Underground" di Westminster, posso decidere su che via uscire.
Decido, guida National Geographic alla mano, di incominciare dal celeberrimo Big Beng, che in realtà nient'altro è che la "House of Parliament".

Mi sembra che sia a pagamento solo la visita guidata, quindi, mi fiondo all'entrata per un tour myself.
Ohps!! Che strano, oggi è chiuso..!
Ma come chiuso, eh, si per tutta la settimana.

"Next Week", mi dicono all'ingresso.. Ringrazio, che è una cosa che mi viene sempre molto bene, e non guasta mai, e me ne vado.
Non importa, ci sarà un'altra occasione, rimango comunque colpito dall'immensità dell'edificio.
E non solo da quello, ma da come sia tutto perfetto e meticolosamente curato al dettaglio, tipico appunto dello stile gotico.


"Houses of Parliament"

 Procedo la mia visita in direzione dell' Abazia, immensa e colossale.

"L'ingresso è sicuramente a pagamento" penso consultando la guida, ed infatti è così, 15£ non le voglio spendere.
 Non voglio spenderle per il momento, ma un domani, saranno sicuramente ben spese.

E' una giornata uggiosa, non piove ma poco ci manca.
Anche la guida, che tengo stretta nella mano destra ormai assiderata, consiglia di effettuare la visita di Westminster in giornate incerte, dal momento che si può trovare rapidamente rifugio.
Costa troppo, mi bagno!

Quel giorno non sembravo nemmeno io, solito a camminare senza meta cercando conforto soltanto in un Sainsbury's e in'un'insalata insipida.
Giovedì, ero più simile ai cognnugi Fosca e Raniero del film di Verdone "Viaggi di nozze".
Scrupoloso fino in fondo nel seguire il percorso prestabilito da National Geographic.

Ben presto mi stufo, e torno in me per 2 motivi:
1. Pur se a prova di imbecille, con quella sorta di mappa non mi riesco ad orientare;
2. Tutti gli itinerari proposti sono a pagamento.

Ripongo il libro nella tasca del mio ormai inseparabile compagno di viaggio, lo zaino Salice, e mi dirigo come sono solito fare: "a muzzo".
Finisco in un bel giardino che costeggia il Tamigi, non so e non ho capito a quale edificio appartenesse, ma era pieno di aiuole colorate da fiori multicolor.

"Giardino"
Giro verso sinistra, vedo un sacco di gente che cammina in quella direzione, quindi intuisco ci sia qualcosa di bello da vedere.

Mi trovo di fronte alla "Horse Guards' Parade", che è semplicemente l'area, la piazza o che dir si voglia, entro la quale si svolgono le esibizioni a cavallo.

C'è un sacco di gente, che non capisco per quale motivo sia li, di fianco alle guardie in divisa ed a cavallo, a scattare foto ricordo.

Questi poveri fanti e cavalieri, sono impassibili, ma sicuramente con una voglia matta di infilargli la spada in uno dei molteplici fori preesistenti.

Baipasso la manica di cretini, ed attraversando la piazza mi trovo, thò che strano in un parco.
E' il "St. James's Park".

Non mi dilungo nei dettagli, tanto come ben immaginate è un parco con molto verde, con "piante fiori frutti case nomi cose città".. (piccola battuta x chi come me da piccolo giocava a quel gioco di cui non so il nome ma che in collaborazione con mia sorella e le mie cugine abbiamo sempre chiamato così).

Veduta panoramica della "Horse Guards' Parade



Ri-consulto il "National Geographic book", e mi dirigo verso la Cattedrale di Westminster, che a quanto scritto, è gratuita; il costo del biglietto è vincolato al campanile.

E' situata in una zona un po' strana a mio parere, nel senso che, mentre i precedenti edifici fanno una sorta di "gruppo", questa è collocata in "disparte" dagli altri, in una via molto trafficata e puramente commerciale.

Faccio quasi fatica a riconoscerla, non c'è la calca di turisti impegnati a scattare foto inutili.

Entro, mi faccio un giro ed esco evitando il campanile.

Per oggi, di chiese, cattedrali e palazzi storici ne ho basta, mi fermo su una panchina e consumo il mio lauto pranzo; una banana.

Mi riposo qualche istante, ma poco, perchè sono talmente imbecille che con tutte le panchine disponibili mi sono seduto su quella più vicino al bidone dell'immondizia, che come tale attrae a se una miriade di piccioni.

Divoro la banana ed alzandomi regalo la buccia ai fastidiosi volatili.
Direzione: Trafalgar Square.

Ci metto poco perchè è molto vicina, ho freddo e voglio stare un po' al caldo, mi rifugio alla National Gallery, che ospita delle mostre temporane e delle mostre permanenti.
Alcune a pagamento altre no.
Opto per quelle no.

Sembra di entrare in una sala stile matriosca, apri una porta e te ne trovi due, poi tre, poi sei e così via.


Mi siedo in una stanza a caso per riprendere fiato e cercare su google maps la via d'uscita.
Tra le luci soffuse di una stanza e quelle strobo di un'altra, trovo l'uscita e la salvezza.


Sono uscito spossato, ci sono talmente tante porte e direzioni che non ti concentri più sui dipinti, ma sul ricordarti quale stanze hai già visitato.



Trafalgar Square

Dal portico della National Gallery, dopo svariati tentativi, riesco addirittura a creare questa discreta fotografia.

Mi rimetto in marcia e guarda caso, finisco a Covent Garden, dove tra uno spettacolo e l'altro e qualche bella bancarella, mi rintano al caldo dell'Apple Store a sfogliare le e-mail con l'Ipad.

L'ultima destinazione prima di riprendere il "tube" verso casa, non ricordo quale sia.

Mi ricordo soltanto che era una chiesa, dove all'interno, un coro stava cantando con voci profonde parole indecifrabili, ma di ottima conciliazione per il sonno.

Mi sono seduto su di una sedia ed ho fatto si che la melodia avesse il sopravvento sulle mie palpebre stanche.

Mezz'oretta di ricarica e poi via, verso Tooting Bec; Casa.


#. La parola "fuori porta" nel titolo vuole indicare esplicitamente la porta come complemento oggetto e non come complemento di moto a luogo.