Lettori fissi

martedì 22 ottobre 2013

NON SOLO TEMPO DA MURO A BERLINO

Fa strano arrivare all'aeroporto di Stansted con il sole già alto nel cielo e cercare sugli schermi delle partenze Berlino invece di Torino.
Poche le lettere che differenziano le due città, ma molte le differenze culturali e storiche.
Bene, dopo aver fatto questa bellissima premessa toccante e melodrammatica, passiamo alla fase divertente di questa breve ma intensa vacanza.
La compagna di viaggio questa volta sarà la signorina Aimonetto, che chiameremo con un
nome di fantasia: Brix.

Si atterra a Berlino, con lievissimo ritardo, soli 45 minuti a sfatare il mito della precisione teutonica.
Si comincia bene, l'Italia passa subito in vantaggio per 1-0, l'arbitro fischia ed è palla al centro.

L'aeroporto di Schonefeld, è piccolo e discreto, usciamo e con orgoglio nostrano, cerchiamo una mappa della rete dei trasporti pubblici della città per recarci all'albergo situato in Charlottenburg.
Notiamo subito una lievissima difficoltà nell'interpretare la rete di colori e sigle che
distinguono linee di bus, metro, tram, taxi, camion, bici e risciò.
Una decina di minuti e siamo subito sul pezzo, aspettiamo il bus 171 che ci porterà alla prima stazione metro utile per risalire la città.

In questo momento ci troviamo a sud-est, saliamo sul pullman e la pigrizia dell'autista mista all'ingenua onestà italica, ci risparmia il biglietto di andata.
Scendiamo alla prima fermata che ci piace e camminiamo in direzione Rudow, dove prenderemo la nostra prima metropolitana Berlinese.
Nelle ore successive ci accorgeremo anche di come sarà complicato orientarsi in questi cunicoli sotterranei.

Dopo 27 fermate ed un pisolino arriviamo a destinazione, scendiamo, tentiamo di orientarci in mezzo a decine di strade e stradine con nomi cacofonici ed impronunciabili.
Rendiamo grazie al signor Klaus Wowereit, sindaco della città, che con la precisa segnaletica, ha fatto si che l'orientamento divenisse ora dopo ora sempre meno difficile.

Arriviamo all'Haubach Hotel, dove in un perfetto tedesco, la signora alla reception, ci da il benvenuto, ci illustra le uscite di sicurezza, le manovre in caso di incendio e di ammaraggio, nonchè la nostra stanza.
Cerchiamo di instaurare una conversazione ma lei, con occhi pieni di lacrime e terrore ci implora dicendo "NO ENGLISH PLEASE".
Nella nostra mente una sola cosa risuona:
"Sono 18 mesi che sono a Londra per imparare l'inglese ed essere così in grado di comunicare con le popolazioni mondiali senza troppe difficoltà; e poi... mi sento dire "NO ENGLISH?"

L'arbitro fischia, tira fuori il cartellino giallo ed è subito 2-0.
Palla al centro, la Germania insegue.

Usciamo dalla stanza dopo esserci sistemati; la camera non è molto grande; io scelgo la parte Est mentre Brix inizia a spargere la sua roba creando una cortina di vestiti nella parte Ovest.


Letto Ovest e letto Est
 
Usciamo firmando un'accordo di non belligeranza e ci rechiamo in un bar locale per rifocillare le nostre stanche membra di Trimetilxantina, più nota con il termine di caffeina di cui il caffè ne è ricca.
Optiamo per un cappuccino, e la deformazione professionale, ci porta subito a criticarne la notevole abbondanza di bolle e di schiuma più simile al residuo di docciasciampo al termine della doccia.
Siamo in vacanza, e firmiamo un'altro armistizio con Caffe Nero, promettendoci di non parlare di lavoro fino al termine dei 4 giorni.
L'accordo viene rispettato credo per 27 minuti e qualche secondo, fino a quando in un centro commerciale, alla disperata ricerca di un'adattatore per le prese di corrente da tedesca ad inglese, ci imbattiamo in uno scaffale pieno di sciroppi Monini, con gusti mai sentiti prima d'ora. 
Gonfissimi come un cappuccino tedesco, scattiamo una raffica di foto da perfetti imbecilli.




Ci svestiamo dagli abiti da turisti Giapponesi e ci fiondiamo a cercare il maledettissimo adattatore, e tra lavatrici, forni a microonde e stereo lo troviamo in poco più di mezzora.

Il seguito, sarà una doccia veloce, ed una cena in un pub locale con generosissimi piatti di specialità Berlinesi, accompagnati da boccali di bevanda derivata dalla fermentazione alcolica con ceppi di Saccharomyces cerevisiae o Saccharomyces carlsbergensis di zuccheri derivanti da fonti amidacee, la più usata delle quali è il malto d'orzo; piu comunemente chiamata Birra.



Immagine di repertorio

Il giorno successivo, sarà quello più impegnativo; si camminerà tutto il giorno evitando a piè pari i mezzi pubblici, che oltre ad essere di difficile interpretazione, sono anche molto costosi.
Una bella marcia fino al cuore dalla città, il modo migliore a mio avviso per godere di tante meraviglie e particolarità che altrimenti, andrebbero perse.
Non ci siamo fatti mancare la splendida vista dalla Berlin Victory Column, che con una donazione di 2 Euro ed una breve scala a chiocciola, raggiunge i 67 metri di altezza, offrendo una visione a 360° sul parco circostante.






Interessante come durante l'impegnativa salita, ci siano ad intervalli regolari, delle panchine su cui riposarsi e rifocillarsi, che si fanno sempre più piccole man mano che si sale.
Sono state adoperate da me per scattare qualche foto in vista del calendario in Brail per l'anno 2014/15.





Scendiamo e proseguiamo sulla Strasse des 17 Juni, che ci porterà alla Brandenburger tor, ovvero la Porta di Brandeburgo; caratteristica la visione notturna che la illumina di colori e disegni.
Apprendo in seguito che è il monumento più famoso della città di Berlino.

Brandenburger tor in veste notturna

 Sono tante, troppe le cose che potrei scrivere sulla visita di Berlino, ma non vorrei essere noioso e tediante, quindi concludo la parte culturale con l'arrivo in Alexanderplatz, un misto tra colori negozi e culture che non si capisce più se si è in Germania, in Piazza Castello o in Piazza Fontana a Pine.


Alexanderplaz

Molto bene, dopo questa mielosa descrizione dell'aspetto architettonico-culturale Berlinese, posso anche decretare un punto a favore della Germania, che alla fine del primo tempo insegue per il risultato di 2-1.


BERLINO PARTE SECONDA


La nostra giornata incominciava con l'unico pasto compreso nel prezzo del pernottamento: la colazione.
Situata in una piccola veranda, il reparto colazioni offriva una discreta scelta per tutti i palati.
Tra pane, fette biscottate pacuffe e biscotti simil pavesini, ci si poteva sbizzarrirealla grande;
non mancavano i vassoi di speck affumicato, uova sode, formaggio e cetrioli.
Con un comodo re-fill, potevi anche aggiudicarti una discreta tazza di the.
Lo yogurth con i cereali era un must per incominciare bene la giornata.

La signora tuttofare che si occupava della gestione tazze e piatti sporchi, da quanto ho capito era laureata in tetris, specializzata in shangai, con addirittura un master all'università di Pekino in sudoku da competizione.
Era il genio dell'incastrare piatti bicchieri e posate, al fine di ottimizzare i tempi di sgombero tavoli, dal punto che con i suoi 7 coperti, la coda per la colazione non era da sottovalutare.
Non credo di averla mai sentita parlare, non solo con noi forestieri, ma neanche con gli indigeni.

La colazione, è parte fondamentale per il risveglio dei 5 sensi di una persona, è importante per riattivare il cervello e le funzioni vitali in vista della giornata che sarà.In questo breve istante della giornata, si valuta anche l'abbigliamento da tenere in relazione al meteo giornaliero.

Per fare ciò, si può agire in due modi:

Studiare i fenomeni fisici che avvengono nella troposfera quali lo studio dei parametri fondamentali delle leggi fisiche o processi che intercorrono tra essi come temperatura dell'aria, umidità atmosferica, pressione atmosferica, radiazione solare e vento; confluendo all'ideazione di modelli matematici in grado di ottenere una previsione o prognosi a breve scadenza dei vari fenomeni atmosferici (nubi, perturbazioni, vento, precipitazioni ) su un dato territorio; 

Guardare fuori dalla finestra. 

La seconda opzione potrebbe risultare decisamente più facile, se non si calcola il quoziente intellettivo ridotto dei due soggetti, che per due mattine di fila, guardando dalla finestra della veranda, continuavano a vedere uno strano grigiore tipico Londinese; non capacitandosi del perchè poi in realtà una volta fuori, non fosse così brutto come potevano aspettarsi.

Scoprirono solo in seguito, che quello che avevano osservato con tanta attenzione non era nient'altro che il muro della casa accanto....
Ecco che nasce così l'espressione; "Che tempo da Muro".

A proposito di muro, voglio condividere con voi frammenti di muro, quel muro che fu eretto nel 1961 e che per 28 anni divise la città in due parti.
Ad oggi, come sapete sono stati conservati frammenti di quei blocchi di prefabbricato in cemento armato, che sono stati dipinti da artisti e imbrattati da vandali.
Si, purtroppo oggi sono rari i murales non imbrattati con scritte e scempi di ogni genere.





In alto ed in basso: panoramica di muro
A sinistra: Pezzi di muro in città
A destra: Targhetta all'inizio del muro attualmente ancora in piedi.


L'ultima colazione ci sentivamo ormai a casa, avevamo capito che per guardare il meteo bastava alzare la testa e potevamo anche vedere il cielo; una conquista da non sottovalutare.
La nostra preoccupazione a questo punto era solo chiedere alla reception se potevamo lasciare gli zaini da qualche parte dato che il volo sarebbe stato la sera alle 22.

Ci affacciamo alla reception, e scopriamo che non c'è la solita signora ma bensì, una Tetesca di pura razza ariana che con savoir faire ci squadra e ci dice: "Pay please".
Sbigottiti, ci avviciniamo e chiediamo : "Sorry?
In un misto tra inglese e tedesco, molto più tedesco che inglese, la signorina Rottermaier, ci dice che il check out sarebbe dovuto essere domenica e non lunedì, quindi avremmo dovuto pagare una notte in più.

Gelo improvviso, controllo la mia prenotazione e come nella finale Europea tra Italia e Francia del 2000, quando Wiltord trova un gol con un tiro rasoterra angolato che supera Toldo, la Germania pareggia e si va ai supplementari; aveva ragione lei, 2-2 palla al centro.
Tutto da rifare.

Paghiamo 50 euro, e ci godiamo l'ultima giornata passeggiando per la città tra negozi di scarpe e negozi di scarpe, ci imbattiamo anche in un negozio di scarpe, dove stranamente vendono scarpe; Brix ne compra anche un paio.
Un paio di Dr.Martins del '13, sembra il nome di una fuoriserie americana, a me ricorda il nome della Delorian, la macchina di Doc nel film "Ritorno al futuro".
Siamo ancora in cerca degli ultimi "pensierini" per amici e coinquilini, e tra vari negozi di scarpe, ci troviamo stranamente in un'altro negozio di scarpe, dove non vendono souvenirs ma bensì delle scarpe.

Diciamo basta alle scarpe ma sembra di essere nel paese dei balocchi per lei, o in un girone Dantesco dell'Inferno per me.
Mi giro e vedo solo scarpe e stivaletti, mi sento perso e solo.
Poi, quando tutto sembra perduto Brix riprende possesso delle sue facoltà e decidiamo di ritornare all'albergo per prendere i bagagli.
Salutiamo la signorina Rottermayer e con un 5-3-2 scendiamo nella metro.

Siamo in difensiva, facciamo anche il biglietto per non lasciare spazio ai tedeschi di segnare il goal della vittoria.
Ci spariamo quelle cinquecento fermate di metro, dormo anche un paio d'ore, sembrano giorni.
Sembra che la metro ti porti direttamente a Londra, siamo entrati con il sole e scendiamo che è ormai buio; siamo ormai 5 sul vagone, io, Brix, Klaus, Franz e Remo.

Scendiamo dal treno saliamo in superficie ed aspettiamo il bus per l'aeroporto.


Vagone interminabile della metro
                                                                                                                   
Tentiamo di identificare l'Autobus che ci porterà all'aeroporto, ma ormai privi di forza decidiamo di chiedere ad un'autista simpatico e pacioccone, che ci dice di aspettare l'X7.

Ci sediamo ed aspettiamo per 14 minuti, dove a farci compagnia, arriva un simpatico omone che in lievissimo stato confusionale dovuto probabilmente all'eccessivo consumo di sostanze di tipo alcolico, più precisamente birra; se la ride di brutto sgranocchiando una specialià tipica dei ristoranti cinesi: le nuvole di drago.

L'X7 arriva, munito di biglietti alla mano glie li mostro all'autista chiedendogli se sono validi, neanche gli guarda e mi fa cenno di sedermi; l'arbitro fischia, è rigore.

Il pallone finisce in rete ed è goal.

L'italia porta a casa un 3-2 in tempo supplementare.

Il pilota sale sull'aereo, fa manovra, mette la prima e si decolla.

Prossima fermata stazione di Londra Stansted.

Cosa ho imparato da queste vacanze:
  • Magari tu non ti ricordi le cose, ma il Karma si;
  • A Berlino ci sono tante stallone Bionde;
  • A Berlino, tra le stallone c'è anche qualche Kartoffeln;
  • In metro non si può ridere a meno che tu non sia turista;
  • Anche se sei turista e ridi in metro non devi farlo troppo esplicitamente;
  • La birra in aeroporto costa meno dell'acqua;
  • Polizia si scrive Polizei;
  • Se fai una prenotazione online, assicurati che i giorni siano quelli che pensi siano;
  • Per viaggiare non serve sapere l'inglese, ma aiuta;
  • Se devi fare la pipì per strada non è così facile trovare un muro;
  • Nella metro c'è la tv che trasmette pubblicità intervallata da qualche news;

Questa vuole essere soltanto una riflessione ironica personale sulla gita di 4 giorni in una splendida città, che ha sicuramente molto di più da dare di quanto io abbia potuto vedere in poche ore da turista.

L'ironia con la quale ho affrontato certi argomenti, non vuole sottovalutare l'importanza storica dei fatti realmente accaduti.

Questo articolo è stato scritto senza la volontà di giudicare o discriminare popoli, persone o culture.

Grazie per l'attenzione, alla prossima avventura.