Lettori fissi

venerdì 22 giugno 2012

IL PERIODO SCOLASTICO

Quale metodo migliore, per imparare correttamente qualcosa, se non affidandosi a professionisti?

Mi sono finalmente iscritto ad una scuola di inglese.

Ero indeciso sul dafarsi, perchè qualcuno mi consigliava di risparmiare denaro, assicurandomi che con il tempo avrei imparato la lingua.
Qualcun'altro, invece, di tutt'altro avviso, mi aveva consigliato che un'impostazione di base sarebbe stata fondamentale per un corretto apprendimento.

Sono ormai a Londra da 2 mesi, e ad essere sincero qualche miglioramento c'è stato.
Non mi faccio più troppi problemi a chiedere informazioni, ad interagire o parlare con il prossimo; nonostante il mio vocabolario sia ancora scadente.

Molte volte parlo, ma non so cosa dico, spero sempre che il mio interlocutore, come d'altronde faccio io, capisca il senso del discorso.. insomma, un po' di elasticità..

Ad oggi, mi è ancora estremamente difficile, pensare e parlare in inglese.
Ed è per questo motivo, che ho deciso di iscrivermi alla scuola di inglese "Callan".
Una scuola pubblicizzata per il suo metodo diretto, di continuo dialogo insegnante studente che assicura risultati eccellenti in un quarto del tempo rispetto alle altre scuole.
In pratica, entri in classe e parli..

La sede, si trova in Oxford Circus, la via più centrale e forse più trafficata di Londra.

Per arrivarci, impiego poco più di mezz'ora, mescolato tra pendolari frustrati che raggiungono il posto di lavoro.
A volte, mi sento pendolare frustrato anche io.

Non ho ancora capito la gente normale, a che ora inizia a lavorare, dato che dalle 7 alle 10 le metropolitane sono intasate; idem dalle 16 alle 20.
La mia lezione, inizia alle 10.30, ma per essere in orario, parto prima; proprio nel bel mezzo della ressa.

Tra i tanti abitudinari passeggeri, vi sono anche i "merenderos" che si materializzano davanti a te, con zaini e valige ingombrantissime.

Nella metropolitana già satura, contribuiscono attivamente allo scompiglio; come quando durante una partita di tetris, ti si posiziona malamente quel maledetto pezzo a forma di "T" proprio quando stai per completare il livello.

Sono una piaga totale, pensano che intorno a loro siano tutti turisti.
Non capiscono, che se loro non hanno fretta, e possono occupare un'intera scala mobile, tu sei sempre stramaledettamente in ritardo!

I peggiori però sono i Giapponesi.

Una volta si distinguevano perchè passavano il loro tempo a fotografare qualsiasi cosa, oggi gli riconosci perchè passano il tempo a seguire la retta via sul loro iPhone.

Non si curano minimamente del mondo esterno, se possono ti calpestano; Google gli dice di andare dritti, mica possono evitare gli ostacoli davanti a loro.. "Maledetti".

Fanno anche ridere, perchè il capofila, avanti qualche metro, segue la strada sul telefono, i seguaci, dietro come pecore.

Tra zainate, "banchi" di Giapponesi, devoti che cantano "Hare Krishna", cambi di direzione e scarti improvvisi, da fare invidia a Cristiano Ronaldo, arrivo alla scuola.

Sembra di essere in Italia; sento solo parlare italiano, mi guardo intorno e non vedo nè Colosseo nè Mole, tantomeno il Duomo di Milano. Sembra di passare il confine appena esci dalla "Tube".

I Romani caciaroni, che non sfruttano mai la loro facoltà di tacere gli trovi ovunque.
Riescono a creare scompiglio ed a dare fastidio pure qui.

Non mancano i fighetti Milanesi e gli ansiosi del sud, che prendono un corso di inglese come fosse un'esame di maturità.

Penso che il 90% dei frequentanti sia di appartenenza Italica, tanto che i docenti, esagerano qualche stravagante traduzione in lingua nostrana.

La mia classe è composta da circa 14 persone, inutile sottolineare la provenienza dei tre quarti di essi.

La minoranza è di origine Giapponese, Portoghese, Turca, Coreana e Belga.
L' età sono comprese tra i 13 ed i 50 anni circa, un minestrone di generazioni e culture.

Le Giapponesi parlano inglese come io parlo il Bergamasco.
Quando rispondono alla domanda, muovono la testa avanti e indietro come quegli omini sui cruscotti delle macchine che andavano di moda negli anni '90.

Parlano a bocca chiusa, sembrano dei ventriloqui a tempo pieno.

Gli Spagnoli mettono "s" e "z" a destra e a manca, i Francesi usano i loro accenti come se fosse un copyright, mentre noi Italiani, parliamo troppo "apero".

Insomma, immaginatevi che risate si fanno questi insegnanti.

Tante risate, ma c'è da dire che sono bravissimi e pazientissimi, perchè vi sfido ad andare avanti tutto il giono, a fare domande e risposte del tipo: "Cosa sto facendo? Ho chiuso il libro... Cosa ho fatto ieri sera? Ho guardato la televisione... Quanto costa in media una bistecca nella città in cui vivi? Circa 15 pound.. ecc..."

La domanda viene ripetuta due volte, ed a turno, gli studenti sono chiamati a rispondere in maniera "controllata e guidata" dall'insegnante stesso.

A volte, nemmeno capisci la domanda, non capisci nemmeno le parole che la compongono, perchè parlano contratto e veloce, proprio per abituarti al "suono" inglese.
Sembri "Pino Lalavatrice" sotto tortura del "Regista".
Rispondi da pappagallo, tanto che sarebbe bello fotografare le nostre facce prima dopo e durante le domande; ne uscirebbe un collage in stile cubista.

A volte, capisci il senso della domanda, ma confondi piccole leggerezze come magro e grasso, tanto da rispondere che il più magro della famiglia è tuo papà.

Non mancano i momenti divertenti, dove il docente, con tipico umorismo anglosassone, allieta la classe con barzellette e scenette.

E' passata una settimana, dalla mia prima lezione, ed il tempo è volato.
Ogni tanto mi tornano in mente parole studiate al mattino, le sento alla televisione o nei discorsi altrui; d'altronde lo slogan del signor Callan è: "ripetere, ripetere e ripetere".

E' sicuramente un buon metodo, sono fiducioso ed ottimista.
Certo ci vuole come per tutto, un pò di impegno e perseveranza, non come alcuni elementi all'interno della mia classe, che dopo 3 mesi di corso, parlano inglese come le giapponesi parlano il bergamasco insegnato da me..



Ogni riferimento a persone, cose, etnie o dialetti, è puramente casuale senza la volontà di criticare nessuno ma con la facoltà di ironizzare sul mondo a cui appartengo e che mi circonda.



domenica 10 giugno 2012

NEL MONDO DEI RICCHI (PARTE PRIMA)

Mercoledì, è stato un giorno direi al quanto particolare ed interessante.
Da dove posso incominciare a raccontare?
Proverò a partire dall'inizio.
E' stata una giornata lunghissima, quasi interminabile, ma molto profiqua.
Il perchè profiqua, lo saprete solo leggendo questo post.
Era uno dei miei giorni liberi, per cui come faccio sempre, ho deciso di prendermi tempo per gironzolare e curiosare.
Al mattino una corsetta rilassante, pranzetto a base di pasta Buitoni condita con una zuppa al pomodoro e basilico, trasformata e rivisitata in sugo.
Un boccone veloce, perchè tanto, non avendo la comodità di un tavolo, passa anche la poesia del mangiare.
Mi cambio, lavo i piatti, una banana per la merenda, una bottiglia di acqua e parto in direzione Brompton Road.
Per una volta, una meta ben definita, si perchè mercoledì volevo trascorrere un pò di tempo in mezzo allo sfarzo ed alla lussuria di Harrods.
Harrods, è un grande magazzino di lusso, fondato intorno al 1850 da Charles Henry Harrod.
Il palazzo di Harrods, la cui superficie è di circa 93.000 mq, è composto da 7 piani e più di 300 reparti.
E' servito da 46 ascensori, numerose scale mobili e 5.000 dipendenti.
Da Wikipedia, apprendo inoltre che nella prima mezz'ora di apertura, dalle 9.00 alle 9.30, l'attuale società proprietaria, la "Qatar Holding", incassa più di un milione di sterline.
Non mi stupisce affatto, visti i prodotti in vendita ed i relativi prezzi.
Da Harrods, puoi trovare veramente di tutto, dai divani agli articoli sportivi più generici; dalle scarpe di lusso alle racchette da tennis; dal cibo al vino; dallo Champagne al tavolo rustico da baita alpina; insomma è un grande magazzino di lusso poliedrico ed aperto a tutti.
Quando entri, non ti senti per niente a disagio, nonostante ci siano le guardie all'entrata che ti nvitano a tenere lo zaino in mano ed i portieri che ti aprono le porte non  automatizzate.
E' talmente tanto di lusso, che ci sono i portieri anche nel cesso; una persona costantemente presente che riordina la carta per le mani, pulisce perterra e cambia i sacchi per l'immondizia.
Mi sono sentito più a disagio a fare pipì che a fotografare la porcellaneria in zona "NO PHOTOS".
Ero già passato da Harrods all'inizio della mia avventura londinese, ma non mi ero soffermato molto sui dettagli, anche perchè c'è talmente tanto da vedere che non basta una giornata intera.
Appena entri, sei catapultato (come impone la legge del mercato), in reparti rigorosamente da donna, che propongono borse borsette portafogli occhiali ed accessori vari dalle griffe d'alta moda.
Sembra di essere in un labirinto, e tra anelli da 60.000£, orologi che superano ampiamente le 100.000£ ed orecchini da capogiro, mi dirigo un pò a casaccio, nel piano interrato, dove mi trovo a tu per tu con una montagna di bottiglie di vino, ordinate negli scaffali in base allo stato di provenienza.
Non a caso, la sezione Italiana è esposta per prima.
L'occhio cade quasi subito su di un Barolo del 2004 da 695£.
Curiosando tra un Brunello di Montalcino da poco meno di 300£, passando per Taittingher economici da 595£, mi scontro faccia a faccia con una bottiglia Magnum di Caberlot Vertical toscano IGT, appartenente al podere "Il Carnesciale", che per la modica cifra di 2.500£. può essere tuo.
Da perfetto ignorante enologico, decido che ne ho abbastanza, in genere non è sempre detto che un vino costoso sia anche matematicamente buono, ma se per 2500£ mi danno un vino che poi, "sa di tappo", penso che potrei anche alterarmi un paio di secondi.
Queso però non lo saprò mai, e per il momento non è un mio problema.
Esco dalla stanza alcolica e mi dirigo, anzi, sempre per la famosa legge commerciale, mi ritrovo nel reparto gastronomia.
Inutile dire che i colori e gli odori sprigionati dai numerosi banconi che offrono prodotti provenienti da tutto il mondo, hanno amplificato la mia insaziabile voglia di cibo.
La mia attenzione, oltre che dal reparto sushi, dove in tempo reale ti preparano il piatto richiesto, viene attratta dalla straquantità di cioccolatini e bon-bons perfettamente ordinati negli espositori.
Sulla bilancia, scorgo la scritta £70.00/Kg.
Voglio continuare a vivere nell'ignoranza e nell'assurda convinzione che non si riferisse ai cioccolatini, ma, aimè, appena 5 secondi prima che io arrivassi, una coppia di signori stava acquistando proprio quelli.
Non faccio in tempo a farmi troppe domande che alzando lo sguardo scorgo il listino prezzi di una confezione assortita di prelibatezze.
Dovranno essere buone per forza, dato che 980g costano la bellezza di 125£.
Trascorrerò molto tempo a flagellare il mio cervello che vorrebbe soddisfare le voglie primordiali di dolci tentazioni; mentalmente le mie papille gustative assaporano panini giganti, cupcakes colorati e pain au chocolat extralarge; sazio ed in extasy, cambio stanza e mi dirigo al primo piano.
Mi ritrovo tra piatti, posate, cristallerie, porcellane, lampade, lampadari e quelli che comunemente si chiamano "chapa pouer".
Ma non da Harrods, qui tutto è oro, come le posate firmate Versace, che potranno essere vostre con un mutuo quinquennale di 60 rate da 12,3£ l'una. (Ovviamente un set composto da un coltello una forchetta ed un cucchiaio).
Ma non mi lascio scoraggiare, voglio comprare dei piatti per casa mia, una set da sei può bastare;
Poi leggo un pò di prezzi, e decido che 750£ per un piatto singolo non le posso spendere, abbasso le mie pretese, e punto al reparto "saldi", dove con lo sconto del 20%, una teiera viene a costare 339£.
Bene, mi accontenterò della cosa più economica, il piattino del burro da 37£.



Come accennavo all'inizio del post, da Harrods puoi trovare di tutto e per tute le tasche; girando e rigirando, ho trovato coltellerie, pentolame, servizi di piatti e bicchieri, di ottime marche, personalmente più belli e sobri a prezzi decisamente abbordabili.
E' divertente girovagare in questo gigantesco "negozio" perchè giochi di fantasia, e cerchi di immaginare la conversazione tra venditore e cliente, alla richiesta d'acquisto di una scultura da 76.000£, da piazzare nel salotto della casa di dubai.
Oppure ti immedesimi nella donna di casa, che, con ricco marito a seguito, si reca da Harrods per modernizzare il salotto della baita di montagna.
E se un semplice divano da 15.000£ non fa paura, quello che mette a disagio sono i cuscini da 700£ l'uno, o le "trapunte" in vero pelo di coniglio piuttosto che di volpe bianca da 9.000£.
Al quanto imbarazzante, animalista o no, certe cose fanno pensare...
Come il letto da 25.000£ dove solo 10.000£ sono di testiera.
Uno, poi ci ride anche su, ma il pensiero è che se esistono queste cose a questi prezzi, c'è anche qualcuno che se le può permettere; e chissa quei soldi da dove arrivano.
Inoltre, uno che spende 13.000£ per un calciobalilla non avrà sicuramente nessun problema ad acquistarsi delle sedie da tavola da 2.000£ l'una.
Immerso in mille pensieri di fantasia da ricco, lascio il reparto "casa", e tra sculture ed oggettistica varia, mi dirigo ad un'altro piano, quello sportivo.
Io, sono uno che di sport ne pratica, e pertanto, so qual'è l'abbigliamento più adatto per ogni stagione.
Parlo di sport generici come potrebbero essere la palestra piuttosto che la corsa od il tennis.
Ora, in tutti questi anni non mi pare di aver mai visto nessuno fare gare di alto, medio o basso livello con addosso capi di Gucci, Armani, Versace, D&G o Prada.
Il che, mi fa pensare che non ci sia solo una gigantesca speculazione per soli ricchi, ma che addirittura si tolga il mercato a compagnie "minori" che di sport ne sanno qualcosa.
E' come se la Sportfull si mettesse a fare cravatte; o la Rossignol a fare mocassini..!
Evidentemente, anche il sudore dei ricchi è diverso, ed un'ascella pezzata by Gucci, fa subito stile.
Mi sento a mio agio, quando sulla mia strada vedo scarpe da ginnastica, zaini da montagna, moschettoni, sci e pile frontali.
Marche e prezzi a me famigliari, ma sono ormai all'ultimo piano, ed i sopravvissuti fino a questo punto sono turisti incuriositi come me, genitori e bambini che si dirigono al reparto giocattoli o appassionati che chiedono consigli sulle biciclette da turismo.
I commessi sembrano di un'altro negozio, è come se fossero stati dimenticati dal signor "Harrods", sembrano messi li per riempire un buco tra le mille "perle" dell'alta moda.
Esco un pò spossato, sia dai km percorsi che dal caldo che diventa quasi asfissiante.
Scendo le scale, ma quelle "normali", per uscire devo di nuovo passare nel reparto "lussuria", punto dritto verso la porta, ormai sono sazio di cifre con 3 numeri e una montagna di zeri.
Poi, prima di uscire noto una donna, è vestita con un burka integrale e si sta provando un paio di occhiali Dior.
Qual'è la ragione che ti fa spendere centinaia di sterline, per una cosa che copre l'unica parte del corpo che la tua religione ti riconosce libera?
Forse è proprio qui la risposta, con l'unica libertà che ho, cerco di mettere in evidenza la mia dignità e la mia femminilità perduta, sotto un'abito che tralascia ogni immaginazione.

FINE PRIMA PARTE










NEL MONDO DEI RICCHI (PARTE SECONDA)

Sono ormai le 5.oo del pomeriggio, ed uscito dallo sfarzoso mondo di Harrods, mi è venuta fame.
Mangio al volo la banana che mi sono portato da casa, un sorso d'acqua e mi dirigo un pò per inerzia della folla, verso South Kensington.

Sto anche aspettando una telefonata, da un'amico di una collega di lavoro di mia mamma.
Una telefonata, per fissare con lui l'appuntamento per la consegna dei generi di primo conforto.

Ma come sempre, partiamo dall'inizio.

Londra, come ormai saprete, o immaginerete, è una città che ha molto da offrire, ma poveri loro, per quanto si sforzino di cucinare, non riescono proprio a fare qualcosa che non sia fritto, condito con salse improponibili o saturo di "garlic".
Nemmeno nei numerosi ristoranti che si spacciano per Italiani, sono riuscito a trovare delle ricette "pure" nostrane.

Rivisitano tutto in chiave anglosassone; il Parmigiano diventa Cheddar, il ragù viene proposto con un trito di carne di coniglio e l'aglio, che nella cucina Italiana, non mi risulta essere di spicco, qui è usato in qualsiasi portata.

L'offerta di dolci, è altrettanto povera, nulla degno di nota; spacciano addirittura per italiana una "Sicilian lemon Cheesecake".

Parlando con una signora autoctona, chiedo quale sia un dolce tipico dell'inghilterra; non c'è una risposta immediata e sicura, l'unico prodotto, che mi assicura essere tipico, è il te.
Non è sicurissima, ma mi dice inoltre, che un prodotto forse tipico della zona è quello che loro chiamano "Breakfast Muffin", che non ha nulla a che fare con quello che conosciamo noi.

In pratica, è una sorta di piccolo panino, farcito con ingredienti salati tra cui non può mancare il bacon.
Va gustato caldo, qualche minuto nel tostapane e la colazione è servita.

In verità, non tutto il popolo inglese è standardizzato sotto questo aspetto, Philip ad esempio mi confessa che a colazione si mangia latte e cereali.

Che "Breakfast", sia il pasto più importante della giornata, ormai lo sanno e lo dicono tutti, ma per me lo è veramente.

Per me, la colazione è un momento fondamentale per iniziare bene la giornata, quasi sacro; a Pragelato, fette biscottate marmellata fatta in casa e biscotti frollini, andavano per la maggiore.
Certo, il tourn-over era ampio, ed avevo inoltre una vasta scelta tra yogurt, cereali, frutta e pane "vero".

Catapultato nella realtà Londinese, mi sono presto accorto che le mie abitudini, non sarebbero state più le stesse.

Ti accorgi di come mangia la gente, facendo spesa nei supermercati.
Corsie e scaffali pieni zeppi di patatine in sacchi da 5kg, noci e noccioline tostate di vario genere, frutta secca o candita, pane in cassetta (o finto che dir si voglia), quintali di biscotti al burro o "digestive" più schifose del mondo.

Ti accorgi che sono di bassa lega, quando ti rimangono le dita unte di burro, dopo averne mangiato uno.
Sono biscotti economici, molto, ma ho smesso anche con quelli.

Ci sono inoltre corsie piene di cereali di vario genere, a volte anche quelli di marca tipo "Kellog's".
Sciroppi e burri di ogni tipo, creme da spalmare e persino la nutella, ad un prezzo decisamente conveniente.

Io, ormai da un mese ho adottato la strategia Yogurt da 0.55£, cereali integrali da 0,59£ e marmellata di arance da 0.39£. Il tutto accompagnato dall'immancabile te "Sainsbury's" da 0.27£ 100 buste.

La mia tormentata e logorante ricerca di fette biscottate, è terminata quando ho scoperto che da "Waytrose", le vendevano a 1.20£ a singolo pacchetto.

Tutto questo, prima di Mercoledì.

Vi ricordate, che sto aspettando una telefonata?
Sono quasi le 20.00, e lui, l'amico dell'amico che scoprirò in seguito avere origini italiane, nonchè amici ed amici di amici in comune, mi chiama. E' tornato dall'Italia da uno o forse due giorni, con cui si era recato in macchina.

Fissiamo l'appuntamento e mi catapulto sulla metro per raggiungere la stazione di South Harrow.
E' in zona 5, lontana anni luce da casa mia, ma perfortuna sono ancora in giro, ed in una mezz'ora sono a destinazione.

Salgo sulla sua macchina, 5 minuti siamo a casa sua, mi dice che la valigia, è molto pesante; la prendo in mano, e non era pesante, di più!.

Cerco di immaginare cosa possa contenere, in realtà qualcosa lo so per certo, perchè un po' conosco i miei genitori, e so che fette biscottate pasta Barilla e tonno non potranno mancare.

Mi reco in 4 e 4 = 8 alla stazione, ed aspetto....
Aspetto perchè essendo in zona 5, i treni passano ogni morte di papa.
Finalmente, dopo 25 minuti di snervante attesa, arriva la "talpa", salgo con tanto di bagaglio da 60kg a seguito.

E' un trolley blu con le rotelle, ma è talmente pesante che  sembra tassellato alla strada; è così pesante che più di una volta mi giro per controllare se le rotelle ci sono per davvero.

Ok, verso le 22.30 finalmente arrivo a casa, sono stracurioso, ma ho anche una fame bestia, e prima di riempire la dispensa, riempio la pancia con la mia classica insalata serale.
Divoro l'erba e il "becchime" annesso, poi guardo a sinistra, ho una missione da compiere: aprire la valigia (o trolley).

La apro, è tutto meticolosamente incastrato, sembra una partita di tetris, ci sono vasetti di miele e marmellata chiusi in sacchetti di nylon per il congelatore, per evitare una perdita di sostanza preziosa.
Pacchi di pasta che fanno da sponde, e dentro, sempre meticolosamente incastrati tra di loro, porzioni di sugo rosso, lattine di fagioli, piselli, verdure grigliate.

Qualche pacco di biscotti, peraltro buonissimi e poi loro, le immancabili fettebiscottate.
Tutto dove ci stavano, nei buchi restanti, sono incastrate scatolette di tonno per ottimizzare gli spazi.

C'è anche una tazzona grossa da colazione, una tazza verdina con la faccia di Tigro di Winnie the Pooh, da fare invidia alla mia amica Sara.
Con gli occhi pieni di gioia, sistemo tutto nella mia microscopica dispensa, è così piccola che un pacco di fettebiscottate rimarrà in valigia; ma non me lo dimenticherò a lungo..

Incastro nei miei armadietti a muro, come loro hanno incastrato in valigia, per prendere il sale devo spostare 3 cose, idem per gli spaghetti.

Sono contento, così contento che non vedo lora di fare colazione, e giovedì è stata finalmente "LA COLAZIONE".

Mi mancava il sapore di casa, lo sgranocchiare una fettabiscottata con il sapore di marmellata di rabarbaro, il sapore del miele vero.

In fondo, sono un montanaro in città, e queste piccole cose sono per me ricchezza.
Non vale niente un gioiello di Cartier od uno Swarovski da 100.000£ se poi non sai gustarti il vero valore della vita.

Da Harrods, puoi comprarti un gradino di società come a Monopoli puoi comprarti Parco della Vittoria, ma alla fine chi vince è sempre quello che ha "La società dell'acqua potabile".


lunedì 4 giugno 2012

HO VISTO LA REGINA

Se il 2 Giugno è stata la giornata all'insegna della MIA Partner;
oggi, 3 Giugno, è stata la giornata di SUA Maestà.
Si, perchè da sabato a martedì, si celebrano qui a Londra i 60 anni di regno della Regina.
Oggi perlopiù, alle 14.00 avevo appuntamento a Green Park con Marta, una ragazza che prima di oggi avevo conosciuto solo per telefono e per sentito dire.
"E' mia cugina", mi dice Luisa; "Marta, la figlia della mia amica", mi dice mia mamma, bo, sarà, poi la incontro, iniziamo a parlare e scopro che anni fa era pure fondista.
Siamo della stessa valle in Italia, e nella stessa città in Inghilterra.
Lei vive qui ormai da 7 anni, praticamente una vita, mi racconterà strada facendo che anche per lei l'inizio è stato drammaico, la stanza, il lavoro, il cibo.
Alla fine, noi Italiani sempre li andiamo a parare; il cibo.
Ma torniamo un'attimo a Green Park, perchè io sono arrivato, ma è presto è solo l'una e dieci circa, decido così di farmi un giro in zona, dato che c'è molto fermento.
Mi dirigo verso la zona di palazzo, ma è praticamente blindata.
Cambio direzione e ritorno in strada, dove la mia attenzione viene attirara oltre che dalla folla da una di quelle giostre con i cavalli che si vedono solo nei film.
Sono entusiasto, così entusiasto di vederne una dal vivo che scatto subito un paio di fotografie.

Poi mi giro, e capisco subito che uscire di casa a digiuno non è stata una buona idea.
Odori di fritto che diventano profumo di cibo, tartine di non so che roba, che sembrano pure commestibili.
Addirittura, mi passa per l'anticamera del cervello, che se è festa, e c'è così tanta gente in coda ai banchetti che preparano cibo, magari c'è anche chi offre assaggi gratuiti.
"SI, e poi c'era la marmotta che confezzionava la cioccolata".
Dopo un secondo, torno in me e penso: "Sono a Londra, qui non ti regalano nemmeno l'acqua".
Ed è così.
TRE sterline e dico TRE per una micro e dico MICRO credetemi, tartina con uno sputo di formaggio o simili.
Signori, c'era la coda!!!
Non finisce qui, perchè se la gente spende, spende anche di più.
Otto sterline per un bicchiere di Campagne.
In mezzo alla strada, chiusa al traffico, c'è una lunghissima tavolata imbandita con una tovaglia dai colori della bandiera.
Nonostante sia l'ora di pranzo, sono in pochi quelli seduti, ed in molti, con il cosidetto pranzo al sacco.
Guardo l'ora, sono quasi le 14, giro e mi dirigo all'uscita della metro, dove ho l'appuntamento.
Stranamente, (dico stranamente perchè essere puntuali a Londra è impossibile, tantomeno in giorni di feste patronali) tutti e due siamo più che puntuali, lei mi scrive un sms "sono qui", alzo lo sguardo, ed in effetti era proprio li.
Ci presentiamo e dirigendoci a random cominciamo a parlare del più e del meno.
Si parla bene con Marta, è una ragazza a cui piace dialogare e stare a contatto con la gente, lo si capisce da come racconta i suoi aneddoti.
In poco tempo, ci troviamo imbottigliati nella massa di turisti e non, chi vestito di bianco rosso e blu, chi con bandiere in mano, o disegnate in faccia, chi con cani o bambini distrutti dalla fatica.
Ci dirigiamo verso la riva del Tamigi, dove dai maxischermo giganti capiamo che sarebbero passati in navigazione da li a poco, gli equipaggi regali con Ely a bordo.
A calci e pugni ed anche qualche testata, arriviamo a ridosso del parapetto, dove però veniamo fermati dal muro di accampati con tavolini sedie e prole buttati in terra come a proteggere il territorio; zona invalicabile.
Tentiamo invano di aggirare gli ostacoli, ma tutti hanno adottato la tecnica "svacco bimbo", non potendo calpestare passeggini ed occupanti, ci limitiamo a rimanere in 5°/6° fila.
Da li a poco verrò anche redarguito da una perfetta imbecille inglese che si gira verso di me dicendomi di non spingere...
Avrei voluto dirle che: "Punto primo, non sono io che spingo; Punto secondo, se volevi non essere spintonata e passare una domenica tranquilla avevi solo da non metterti in mezzo a tutta sta ressa!".
Purtroppo il mio inglese non arriva ancora a tanto, e quindi mi sono dovuto limitare al punto uno.
Aspettiamo qualche decina di minuti, in attesa di vedere sfilare le imbarcazioni.
Sono piantato in un posto decente, tutto sommato riesco a vedere una porzione di Tamigi senza troppa difficoltà.
Marta che è un po' piu bassa, fatica un po' di più, ma qualcosa vedrà anche lei.
Finalmente la prima imbarcazione fa capolino, una marea di macchine fotografiche e telefonini hi-teck si alza a scattare foto inutili, teste di persone, cielo, porzioni indefinite di fiume.
Avranno in archivio centinaia di foto che penseranno di aver scattato durante l'ultima sbronza presa con gli amici.
Se un minuto prima, ero in una posizione strategica, scivolo immediatamente in fondo alla catena alimentare del paparazzo.
Vengo calpestato anche dal neonato, decine di persone mi sono davanti, persino una buzzicona che non so da dove sia spuntata.
Sembra che nel giro di un minuto siano cresciuti tutti di 30 cm.
Neanche più le punte ed il collo da struzzo, mi bastano per vedere l'acqua nera del Tamigi; riesco solo più ad immaginare vedendo le immagini sfocate delle fotocamere altrui.
"Ma sti babbei, sanno cosa stanno fotografando o vanno a muzzo?"
Poi finalmente, arriva lei, la nonna suprema, la nonna che tutti noi vorremmo avere quando compiamo gli anni, o a natale, quando apre il portafoglio.
86 anni ed è sempre li, a menare il torrone, in piedi dall'inizio alla fine all'umido ed al freddo.
Nelle sue vene non scorre sangue, ma poliuretano espanso.
Le sue ossa sono di adamantio, come quelle di wolverine.
L'Actimel la userà come donna immagine per la campagna pubblicitaria 2012/2013.
Insomma, è una vecchia che la sa lunga.
Ennesima raffica di foto, questa volta per non far vedere quelli dietro partecipo anche io all'evento.

Passata Madama, io e Marta ci dileguiamo dalla folla per andarci a prendere qualcosa di caldo da Pret-a-Manger.
Si, perchè se la scorsa settimana si facceva la colla, oggi non si sta bene nemmeno con un materasso sulla schiena.
Smezziamo un sandwich che non era niente male, the e cappuccino, quattro parole e poi direzione Willeseden Green.
Per chi non è della zona, è una fermata di metro dopo Killburn, localià dove ho soggiornato per i miei primi 15 giorni.
Ci dirigiamo a Willeseden Green, perchè mi ha invitato a cena a casa sua.
Faccio il timido, lo sono un po di natura, ma poi accetto volentieri ed il tempo vola.
Mi prepara costine di agnello al forno, buonissime; una purea di patate che per i mezzi e le materie prime offerteci, è venuta a dir poco buonissima; un'insalata mista, del pane tostato e dello speck.
Divoro come al solito tutto, buonissimo e ancora di più; in programma per la mia cena avrei avuto una minestra di legumi.
Finita la cena, mi propone dei pancakes; come posso rifiutare!!!!
Ed eccoci li, 5 minuti dopo a cucinare questi succulenti bocconi che da li a poco ci si saremo scofanati con tanto di sciroppo d'acero.
Nel frattempo conosco anche parte dei suoi coinquilini, perchè anche lei, come il 99% dei ragazzi giovani che vive a Londra, lo fa in case condivise.
E' sempre bello mangiare, ma ancora più bello è farlo in compagnia con chi apprezza i sapori della vita.
Ancora qualche parola, poi si sta facendo tardi e devo rientrare; è domenica e le metro chiudono prima.
Domani è lunedì e si lavora; altro tasto dolente.
Un ringraziamento particolare va a Marta, che in questa giornata piovosa mi ha offerto un pomeriggio di svago ed una sera di bontà culinarie.






domenica 3 giugno 2012

"PER LA MIA PARTNER"


Ore: 00.17

Cara Partner, 

Ormai avrai detto SI da una dozzina di ore circa, ti avranno fatta penare, tra scherzi balli e discorsi, e sicuramente non è ancora finita.

Il mio pensiero ieri ed oggi, soprattutto oggi, 2 Giugno 2012 è andato a te, Debora; a Voi che in questo giorno così importante, avete compiuto un passo decisamente significativo nella vostra vita.

La mia mattinata, è iniziata presto, prima del solito, perchè seppur distante, avevo un'appuntamento. 

Si, perchè grazie alla tecnologia del duemilaedodici, si ha la possibilità di videochiamarsi a distanza di millemila chilometri, a costo zero.

Il mio appuntamento era con un paesino del Veneto, nelle vicinanze di Feltre, di nome Arson.

Connessomi a Skype, ricevo l'aspettata videochiamata dalla mia famiglia.
Il primo saluo l'ho avuto da Diego, il mio nipotino, che tenuto in braccio dalla nonna, alle 9 era ancora in pigiama.

Un rapido saluto a mamma, papà nonna Rachele e nonno Sisto, poi, un veloce tour nel cortile.
Amici e parenti in fermento per gli ultimi preparativi, il maggiolone blu che avrebbe portato la sposa all'altare, e poi su, per le scale di casa addobbate con fiocchi bianchi.

Ci dicono che Debora è in camera, sta finendo di prepararsi, e ci fanno aspettare. Quindi aspettiamo.
Pochi secondi, veramente pochi e dalla porta fa capolino la sposa.

Un bellissimo abito bianco monospalla, il bouquet di fiori in mano; e tutta la sua bellezza.
Gli occhi luminosi come non mai ed un sorriso quasi irreale.

La voglia di abbracciarla è forte, fortissima, ma non si può, è solo un'immagine su di uno schermo.
Pochi istanti, e come è uscita, è rientrata.

Un attimo, un'istante che porta con se mille ricordi.
Tante avventure di estati passate.
Da quei pochi secondi, il mio cervello elaborerà nelle ore seguenti, una vagonata di episodi, aneddoti e pensieri che mi faranno capire di quanto sia difficile stare lontano dalle persone a cui tieni.

Oggi c'erano probabilmente tutti, mancavo io.
Mancavo, perchè certe volte, per far chiarezza con se stessi e su se stessi, bisogna evadere dalla quotidianità e dalla monotonia della routine di un paesino montano come Pragelato.

Ho imparato che nella vita non si può avere tutto, e per poter far chiarezza su me stesso ho dovuto sacrificare la presenza al matrimonio della mia Partner.

Sto imparando tante cose dalla mia avventura, ma per queste, farò un post a parte...

Non ho abbastanza immaginazione, per pensare come potrebbe essersi svolta la giornata odierna dei novelli sposini, mi auguro, ed auguro loro che si sia svolta come si aspettassero.

La giornata sarà stata lunga, lunghissima, forse anche un po snervante, ma teoricamente, è una nella vita.
Cari Debora e Lorenzo, vi auguro di cuore che la vostra vita insieme sia come i grissini con la nutella: un' accoppiata vincente, nel bene e nel male, che comunque vada non delude mai.