Lettori fissi

martedì 25 settembre 2012

NEL LIMBO DELLA VACANZA ITALIANA

Sono seduto sulla panchina di un parco giochi, in inglese sarebbe “Playground”, sono molto fiero di sfoggiare questa parola che Kamila mi ha insegnato.

Qualcuno forse si chiederà cosa faccio in un parco giochi; semplicemente, ottimizzo il tempo mentre mia sorella si fa bella.
E' un venerdì mattina, sono le 9.30, e la mia vacanza in Italia sta per giungere al termine.
Domenica a quest'ora sarò nel pieno delle fasi di ripartenza per Londra.

Posso quindi iniziare a fare un breve resoconto di questi dieci giorni passati tra amici famiglia e dottori.
Dottori, il tasto dolente....

Quella che doveva essere una semplice visita di rouine dal dentista, si è trasformata in ore di “sofferenza” a bocca aperta.
Per troppo tempo ho evitato gli studi dentistici, per cui i lavori da fare si sono accumulati.
Va bene, ormai è fatto anche questo, e potrò tornare in terra Britannica con un sorriso da pubblicità della Vivident.

Non mi sono poi fatto mancare una visita “massofisioterapica”, per valutare la funzionalità e la guarigione della mia gamba sinistra, menomata dal famoso incidente con il velocipede.
Nulla di cui preoccuparsi, la brutta e violenta contusione passerà da se con il tempo.
Ci vuole solo pazienza, proprio quella che a me manca.

Tralasciamo per il momento la parte noiosa delle cure mediche, e passiamo al resoconto delle cose divertenti.

Il matrimonio di Gloria.

Cosa dire, per noi amici di Pragelato, sono stati 2 giorni di preparativi divertenti; dove le idee per rendere “UN” matrimonio “IL” matrimonio, nascevano dalle nostre menti malate come i pomodori in “Chef Ville” di Facebook.

Tante cose da fare in poco tempo, ma fortunatamente, l'unione fa la forza, occhio non vede cuore non duole, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino e l'erba del vicino è sempre più verde.

Proverbi, solo proverbi, un modo come un'altro per arricchire culturalmente questo blog.

Gloria ed Ivan, sono stati perfetti, hanno svolto la pare degli sposini, magistralmente, sembrava che non fosse nemmeno la prima volta all'altare.
Non siamo, anzi, non sono riuscito a vedere segni di cedimento neanche durante la lettura della poesia.

Ho però il timore, che i novelli sposi, al loro ritorno da Praga, depenneranno dalla lista di amici, almeno una decina di persone; visto lo scempio casalingo che gli abbiamo creato.

Posso affermare a mia discolpa, che ero contrario a qualsiasi forma di tortura nei confronti dei pelouche, non sono mai stato reso partecipe e conscio delle azioni che si andavano a fare, ho cercato fino all'ultimo di salvaguardare l'abbigliamento e la biancheria intima, nonché gli accessori adibiti alla deambulazione. 

Sono stato incastrato nel sistema con l'inganno, mi hanno drogato con un piatto di maccheroni al tonno, ed ubriacato di birra Moretti.

Non ero conscio delle mie azioni, gli zuccheri dei biscotti al cioccolato e delle pesche agli amaretti, mi hanno dato alla testa.

Gli amici degli sposi, mi hanno costretto a compiere azioni contro la mia volontà frustandomi con grissini e schiaffeggiandomi con pane in cassetta.
Sono strato relegato in un angolo a produrre strisce di carta, utili ai fini malefici di coloro i quali si ritengonotestimoni di nozze.

Si sono presi la mia bontà, la mia purezza, la mia santità e mi hanno trasformato in una macchina da guerra per i loro biechi scopi criminali.

"Alea iacta est", siamo tutti colpevoli di esserci fatti prendere la mano con quelli che dovevano essere scherzi divertenti.

Forse troppe teste, troppe menti libere e vendicative di matrimoni passati.

Ma come direbbe, anzi, come diremmo con Gloria, "è inutile piangere sul latte macchiato" e spero al mio ritorno come forma di perdono poter offrir loro una serata culinaria come ai vecchi tempi.

Colgo l'occasione per porre ulteriormente le mie scuse nei confronti di Gloria e Ivan per quanto accaduto in una sera di ordinaria follia.

Ma torniamo per un attimo alla realtà, la realtà che mi ha riportato in terra Londinese.
Questo è un post scritto in giorni diversi, come noterete, ma fino ad oggi ero poco ispirato per poter proseguire.

Il rientro, non è stato difficile, di più!
Inutile spiegarvi perchè; benchè Pragelato sia un piccolo e per certi versi monotono e noioso paese, è comunque la mia casa, ho pensieri e ricordi legati ad esso e ricatapultarmi nella movida Londinese, non è certo la cosa più semplice da fare.

Certo, è una mia conscia decisione, ma ciò non toglie che i dieci giorni di vacanza Italiana, hanno contribuito positivamente e costruttivamente alla visione di un futuro prossimo.
 

mercoledì 12 settembre 2012

"IT'S TIME TO GO"

Giusto qualche riga, prima di appisolarmi per la lunga notte che mi porterà a svegliarmi in una nuova dimensione.

Non proprio, in una nuova dimensione, ma in una nuova spedizione direzione Italia.

Questa volta, la sveglia alle 3 suonerà per ricordarmi di prendere il bus 155 direzione Kennington, per poi cambiare per Liverpool Street; dome mi attenderà verso le 4 Sonia.

Sonia, per chi non la conoscesse, è quella "con i capelli rossi amica di chicca".

In realtà non ha più i capelli rossi, ma un tempo, quando la conobbi e la vidi saltuariamente, la ricordai per questa caratteristica, nonchè per essere compagna di scuola di chicca.

Lei è stata a Londra per più di due anni, era una veterana di Caffè Nero, una colonna portante della zona di Oxford Circus.

Poi, qualche mese fa, decise di partire per gli States in una nuova avventura sulle navi da crociera della Disney.
Sei mesi e la sua avventura finisce dove è cominciata; Londra.

Ebbene si, lei è venuta qui giusto due giorni, per parlare di lavoro con i grandi esponenti della caffetteria più famosa del mio blog; CN.

Ho passato con lei gran parte del pomeriggio, subito dopo aver terminato le mie visite mattutine tra dottori ed ospedali.
Anche la serata, compresa di cena a base di pizza, l'ho passata con lei ed i suoi amici londinesi ma italici.

Non dimentico di dire, che oggi è anche il suo compleanno, quindi; AUGURI SONIA.

Torniamo per un attimo soltanto, al mio volo, che dovrebbe partire alle 7.10 del mattino.

Dico dovrebbe, perchè spero di non dover ripetere l'esperienza del viaggio precedente.
Ma voglio essere ottimista.

Parto da Londra, con un po' di "paura", perchè non so tra dieci giorni, quando sarà ora di ritornare, come sarà il mio stato d'animo.
Ma non voglio pensare a questo.

Voglio pensare che parto con dei buoni presupposti, e delle buone intenzioni; tra cui una bella scorpacciata di buon cibo; del buon tempo speso in famiglia e con gli amici; un "free hug" alle persone importanti; una coccola speciale a Diego che vedo crescere su "WhatsApp"; ed uno splendido Wedding Day.

Parto con un bagaglio a mano che mi rendo conto essere troppo piccolo per tutto quello che voglio portare; sto decidendo se lasciare a terra le calze o le mutande.

Domani sarà una lunga giornata, la mia notte è appena all'inizio e devo decidere come sprecare queste ore.

Ci sentiamo dall'Italia; a preso.





domenica 9 settembre 2012

FATEMI GUARIRE !!!

Costretto in 7 metri quadri di stanza, oggi, domenica 9 è una settimana esatta dal mio incontro ravvicinato con la portiera dell'auto britannica.

In questi giorni, ho provato a fare di tutto per passare il tempo, ma soprattutto per testare le capacità della mia gamba menomata.

Ieri mattina, durante la mia ormai usuale visita all'ospedale, mi hanno letteralmente rimosso l'unghia dell'indice della mano sinistra, coinvolta anch'essa nell'incidente.

D'apprima, il medico cannibale, ha provato a reinserirmela sotto pelle per favorire la corretta ricrescita della nuova.
Tutta questa favolosa operazione, praticamente "a vivo"; solo quando ero ormai piegato per terra dal dolore e con le lacrime agli occhi, mi ha chiesto se volevo l'anestesia.

Grazie, si, sarebbe carino da parte tua questo gesto d'umanità caro dottore.

Finalmente mi addormenta il dito e procede nel suo intervento.
Sentivo movimenti strani, ma fortunatamente non dolore.

Ma è incredibile, come la nostra mente sia potente.
Immaginando cosa mi stesse facendo, potevo sentire dolore anche a dito addormentato.

In questi casi, sarebbe meglio cercare di pensare ad altro, magari alla formazione della nazionale di calcio campione del mondo dell'82, oppure alla tabellina del 6 o perchè no alla visione astrofisica dell'universo.

Ed invece no, perchè mi piace sapere cosa fanno sul mio corpo, quindi sono rimasto a guardare per tre quarti del tempo.
Dopo avermi rimosso completamente l'unghia, me ne ha applicata una provvisoria, per cercare di tener "piatta" la porzione di dito sulla quale dovrà crescere quella nuova.

E' un' unghia creata appositamente per me, su misura del mio dito, in materiale superleggero e super resistente, con tecnologie e materiali avanzatissimi.
In Italia siamo avanti sul cibo, ma in quanto a sanità abbiamo molto da imparare..

E' un'unghia creata con un ritaglio della confezione sterile di qualche strumento usato per la mia operazione..

Spero sinceramente che sia la via giusta e che non sia stata solo la schizzofrenia di un medico Mc. Giver.

Qualche punto di sutura, un bel bendaggio, antibiotico et voilà, prono per andarmi ad annoiare da qualche altra parte.

Esco dall'ospedale, e mi dirigo al vicino Caffe Nero di King's Road, per fare due parole sulle mie condizioni fisiche e sull'eventuale rientro al lavoro.
Mi chiedono se me la sento di lavorare qualche ora sta sera (Sabato ieri), dico subito di si, è quello che volevo.

Mi attivo subito per cercare una soluzione che possa tenere asciutto il bendaggio.
I guanti che abbiamo in dotazione sono tutti di misure troppo piccole, faticano ad entrarmi nella mano sana, figuriamoci con la fasciatura.

Dopo vari tentativi, ed ore di pensieri, decido di usare il pollice di un guanto, per il dito malato, per poi coprire il resto della mano con un guanto normale, avendo precedentemente rimosso l'indice.

Non va male, salvaguarda il bendaggio e mi permette di lavorare, anche se non riesco a piegare il dito.

All'inizio dello shift, sembra tutto abbastanza normale, poi il mio umore crolla a terra, il dito riprende a fare male e a sanguinare, non riesco a fare niente e le poche cose che faccio, le faccio a fatica.

Finirò comunque la mia giornata lavorativa, sovraccaricando Fabio e non potendomi permettere di lavorare nei giorni seguenti.

Incredibile, come un solo dito fuori uso, possa compromettere l'intera prestazione.

Sto male, ma non tanto fisicamente, anche se ho un'unghia bionica, una gamba gonfia ed un livido in formazione sul piede; quanto moralmente.

Tutti questi giorni, senza poter correre, lavorare, camminare, insomma essere libero, mi stanno danneggiando l'esistenza.

Mi sento un carcerato e non so cosa fare.
Ma, ci posso fare poco, solo, spero che la vacanza italiana, possa farmi riprendere un po' di buon umore e perchè no, di forma fisica.

lunedì 3 settembre 2012

UNA PORTA DI TROPPO

Sono uscito dal Caffe Nero di Fulham, salgo in bici, e visto che è presto, mi dirigo con molta calma in King's Road per la merenda.

Arrivo, poso la bici, entro al Caffe Nero, qualche parola con Fabio e Kamila che si è bruciata un braccio con l'acqua bollente, prendo il the e mi siedo qualche minuto.

Non rimango molto, anche perchè c'è un po' di gente ed ancora molto lavoro da fare prima della chiusura.

Saluto, esco e vado da Marks & Spencer, il supermercato li vicino.
E' un buon orario per fare la spesa, quello della chiusura, perchè molti prodotti sono super scontati dato che scadranno oggi.

La cosa meno peggio che riesco a trovare, sono due hamburgher al prezzo di 0,50£.
Non male, un po' di carne, o simile, ogni tanto...
Tutto regolare, pago alla cassa self service ed esco.

Butto la "spesa" nello zaino, posiziono la luce posteriore sulla bici, tolgo il lucchetto e mi dirigo verso casa.
Ah, no prima devo passare al Cash point, perchè è domenica, e devo pagare l'affitto della camera...
Uffa, ma devo..

In banconote da 5£, il bancomat mi sputa fuori l'importo dovuto.
Sono talmente tante banconote che non riesco neanche a piegare il portafoglio...
Lo butto nello zaino puntellandolo tra vari oggetti presenti in esso.
Risalgo in bici e pedalo in direzione casa.

Sta piovendo, ma non è pioggia vera e propria, è più umidità che altro, ma dopo neanche un minuto, ha già smesso.
Meno male, non avevo nessuna voglia di arrivare a casa marcio completo.

Pochi metri, forse meno di un km dalla mia partenza e succede il fatto.

Non ho neanche tempo di pensare, di accorgermi cosa stesse succedendo.
Ero praticamente passato, ero più di la che di qua, come si dice.
Ma non è bastato.
Un gentilissimo ragazzo, ha deciso che la portiera della sua macchina dovesse aprirsi proprio al mio passaggio, e precisamente sulla mia gamba sinistra.

Volo... rumore di metallo plastica zaino e carne; ma non gli hamburgher.

Non mi muovo, aspetto che il rumore finisca, metto insieme le idee e.. mi tirano su..!!

Mi guardo, e gli arti sono ancora tutti attaccati al corpo, un'unghia della mano è uscita dalla sede, ma poca roba.
Il peggio è la gamba, non capisco cosa possa avere, a caldo non fa troppo male ma inizia a gonfiare subito.

Il ragazzo continua a dirmi "I'm so sorry", non so cosa rispondere, gli dico solo che credo di essere ok, ma che forse ho bisogno di cure.

Un'altro ragazzo, mi raccoglie la bici che miracolosamente è intatta; e mi va a comprare dei cerotti per il dito.
Nessun'altro fa nulla, io non so come agire, devo ancora iniziare a pensare.

L'adrenalina è alta ed il dolore non si sente.

Arrivano due angeli custodi, due giovani ragazze bionde, che dicono di avermi visto volare, si assicurano delle mie condizioni, poi una di loro, chiama l'ambulanza.
Avrei potuto stare in loro compagnia piuttosto che passare la nottata al Chelsea and Westminster Hospital.

In tempo zero, arriva l'auto medica, poi l'ambulanza e la polizia.
Nel frattempo, il ragazzo, cerca di rimettere insieme le plastiche della portiera.

Solite domande da parte delle autorità e dei paramedici, poi salgo in ambulanza con tanto di bici.
Gentilissimi i due militi, mi dicono che posso caricarla e fissarla davanti all'ospedale, è più sicuro.
Uao dico io.

Inizio a parlare con l'uomo, la donna si mette alla guida.
Gli dico che in Italia sono volontario, inizio a chiedergli dove tengono i collari e la "spoon", poi scatto un paio di foto e siamo arrivati.

Lo conosco già questo ospedale, entro in sala d'aspetto e come dice il nome, aspetto.

Intanto i due militi, mi salutano e se ne vanno.
Il dolore alla gamba inizia a sentirsi, zoppico peggio di Dr. House.

Inizio ad informare dei fatti un po tutti, in primis Caffe Nero, che dovrà coprire i miei turni.
Poi l'Italia, e Valeria.

Valeria, é una collega di Caffe Nero, e non è solo Italiana, non solo Piemontese, ma di Cantalupa.
Vedi, il mondo è proprio piccolo.

Le mando un messaggio, perchè poco prima mi aveva scritto a proposito di una serata in cui non siamo riusciti ad incontrarci, e chiedendomi come stavo.

Mi chiama subito, e mi dice che tempo mezzoretta, è li da me.
E' bello, anche qui in terra straniera, avere qualcuno che si preoccupa per te.

L'attesa è lunga, ma con lei e Fabio, il suo moroso, (di Pinerolo), il tempo passa più veloce.

La gamba è ormai gonfia enorme, ho un polpaccio da culturista.
Finalmente, dopo "x" ore, arriva il mio turno; per forza, la sala d'aspetto è vuota..

Solite domande e poi mi visitano la gamba.
Dicono che è solo .. .. .. "Brusing" (Parola inglese che non so come si scrive ma che credo voglia dire botta o simile).

Poi è la volta del dito.

Quando mi spacchetano, la sorpresa.
UH.. AH.. UUH.. sono le parole che i medici dicono vedendo l'unghia uscita dal dito.

Non è confortante, ma non fa male e quindi oplà, una bella fasciatura e sono come nuovo..
Se, come nuovo.. Te lo dico poi..

Esco zoppicando, devo andare ancora fino a casa però.
Non posso aspettare, è tardi sono stanco e voglio farmi una doccia.

Saluto Valeria e Fabio, gli ringrazio e non finirò di farlo per il loro tempo dedicatomi, salgo in bici e pedalo verso casa.

Il viaggio più lungo e noioso della storia.
Mi superavano tutti, anche i bus.

Sarà stata la prima pedalata senza alcuna goccia di sudore prodotta.

Arrivo a casa, doccia e poi letto.
Ho fame ma è già l'una.

Non dormirò molto, mi fa malissimo la gamba e il piede, prenderò due bustine di OKI ma senza eccellente risultato.

Adesso, va un po' meglio, ma solo un pochino.
La gamba è sempre gonfia ed il piede o meglio la caviglia mi fa male.
Zoppico alla grande e riesco a malapena ad andare in cucina.

Ma sono ancora vivo.






SCUSA ALICE PER IL RITARDO!



Era iniziata come una noiosissima e grigissima domenica, e invece....

Solita sveglia presto, colazione con due fette di pane tostato senza marmellata, perchè l'ho finita, una tazza di te e qualche cereale.

Poi, alcuni messaggio su skipe con la famiglia, e verso mezzogiorno, quando le persone normali vanno a fare pranzo, io sono andato a correre.

Un'ora e venti, poi ho deciso di rientrare, non so per quale motivo, ma è stato meglio per me.

Al mio rientro, ho trovato sul telefono, qualche chiamata persa e qualche sms.
Normale, perchè è sempre così, la gente ti chiama quando non ci sei; è matematico.

La cosa che mi salta però agli occhi, è il mittente: Alice.
Alice, è la manager Padovana di un Caffe Nero in Fhulam, vicino a kings' Road.

Alla vista delle sue chiamate, mi immobilizzo congelato.
Vai a vedere che dovevo andare a fare la cover, e mi sono scordato... Penso io..

La richiamo immediatamente, ed era proprio come sospettavo.. Mi sono dimenticato!
Le dico che mezzora sono da lei.

Sono le 13.36, mi lancio nella doccia, mi lavo mi vesto, butto nello zaino la maglietta e.. mannaggia non ho i pantaloni neri, sono rimasti a King's Road..

La richiamo, mi dice che prova a vedere se ne trova un paio; intanto butto in borsa dei jeans ed alle 13.45 parto.

Salgo in bici, la mia salvezza in queste situazioni, c'è coda e traffico ma sono agile e mi muovo bene su due ruote.
In tempo record sono da Alice.

Entro, dicendole che sono vivo, scendo le scale, trovo i pantaloni neri che lei mi ha messo da parte, mi cambio ed alle 14.06 sono operativo.

Mi scuso con lei, sono mortificato per essermi dimenticato.
Lei a sua volta si scusa per non avermelo ricordato.
Comunque sia, si è concluso tutto al meglio.

Da li in poi, tutto abbastanza normale, è uno shop tranquillo, c'è tutto il tempo per servire, chiacchierare e pulire.

Per me alla fine dei conti una salvezza, sono riuscito a trovare qualcosa da fare in una monotona domenica di settembre.

Si chiude presto qui, alle 17.30 le porte si blindano, mezzoretta per pulire ed alle 18 circa sono fuori.

Il resto della giornata, è scritto nel post seguente..

TO BE CONTINUED...



martedì 28 agosto 2012

"40 ORE DI CARNEVALE"

Sono le 4 a.m. e sono sveglio da 22 ore, e lo rimarrò ancora per almeno altre 20.

Scrivo, per occupare quest'ora di tempo, che mi separa dalla sveglia per andare al lavoro.
Oggi, o meglio ieri, a Londra era Bank Holiday, uno di quei giorni dove nessuno lavora; o quasi..

Era anche il secondo ed ultimo giorno del carnevale di Notting Hill.
Come potevo non andare a ficcare il naso?

Avevo già sentito parlare di questo favoloso avvenimento, ma mai mi sarei aspettato una cosa del genere.
Prende spunto dal carnevale di Rio de Janeiro, ma poi, la miscellanea di etnie culture e stili di far  festa, lo trasformano in un mix tra sagra della porchetta, Oktoberfest, festa degli alpini, festival del Rhum e revival di Woodstock.

Non è difficile trovare il posto, la metro si carica di gente e si ferma alla stazione di Notting Hill Gate, dove fiumi di festanti e curiosi come me, scendono e per inerzia si spostano a casaccio indirizzati non tanto dagli steward quanto dalla folla stessa.

Non so bene dove andare, ma decido di seguire la massa; che a dire il vero, una volta all'aria aperta, non pare neanche così estrema.

E' tutto organizzato alla grande, dappertutto si vedono forze dell'ordine e mezzi di primo soccorso.

Tra la stazione della metro, ed il vero e proprio "centro", cammino circa una decina di minuti.

Per la strada, sembra ci sia stato un conflitto tra alluminio e carta da imballo, finito a pareggio.
I poveri volantini giacciono esanimi come le lattine stritolate dalle mani dell'accanito bevitore di birra.

Più si va verso il nucleo della festa, più i cadaveri diventano "importanti".
Dalle lattine, si passa ai cartoni, poi alle bottiglie ed infine all'essere umano; colui che della catena alimentare è l'ultimo anello.

Qualcuno giace a terra privo di facoltà mentali, qualcun'altro, carico di energie barcolla in ambigue direzioni.

Ma questo, poco importa a chi la festa la fa da padrone, ovvero i giganteschi carri.
Carri, non saprei come definirli.

In realtà mi aspettavo fossero variopinti colorati e di fantasia; invece non sono nient'altro che camion con rimorchio, sul quale è stata allestita una struttura in tubi Innocenti; il tutto addobbato con qualche striscione pubblicitario ed un potente impianto audio.

Delle casse musicali, che ti fanno vibrare anche gli alluci quando gli passi vicino.
Il tutto seguito da maschere e costumi indossati per un buon 99% da taglie forti.

Non mancano le vie con bancarelle e banchetti che cucinano prodotti caraibici piuttosto che fritture di dubbio gusto.

La gente mangia, con gusto ed i profumi si mischiano agli odori che il più delle volte diventano quasi tossici.
Chi arrostisce pannocchie, chi cucina crepes, chi cucina wurstel tedeschi e chi invece è immerso tra litri di aperitivi da distribuire alla folla.
Insomma, una bella festa.

Ma c'è veramente tanta gente, troppa, non riesco nemmeno ad andare dove voglio, ma dove posso.

Ben presto, dopo aver assistito al musicista di pentole e secchielli, ed aver visto il back stage dei carri, mi dirigo in direzione ignota, con lo scopo di tornare verso casa.
Trovo ben presto un bus che fa al caso mio.

A dire il vero sto aspettando risposte per la serata; Valeria, ormai da ore è irraggiungibile, chissà in quale parte del carnevale si sarà persa; Andrea e Kamila sono al lavoro e non sanno cosa faranno della loro pelle.

Sono ormai le 7 ed inizio ad avere fame, perchè è vero che oggi è Banck Holiday, e per pranzo mi sono concesso un Hm and Cheddar anzichè un Cicken Salad, più svariati cappuccini; ma la giornata è lunga.

Non ho tempo di pensare troppo, che mi telefonano e mi dicono che mi stanno spettando al Chelsea Potter Pub; ok, gli dico, datemi una mezzoretta che mi attivo.
Passo da casa, giusto per posare la pizza in saldo poco prima comprata alla Sainsbury's.
Poso il cibo, prendo la bici ed in tempo record sono sul target.

Ho fame, mi divoro la Fruit Salad di Caffe Nero e beviamo una birrra.

Poi la decisione si fa tragica; e come al solito le idee malsane vengono sempre a me....
Propongo di prendere il primo bus, e scendere dove più ci piace.
Non è difficile, tutti i bus portano in centro.
Finiamo in Picadilly, alla ricerca di un qualcosa da mangiare.

Cerchiamo qualcosa di sostanzioso ed economico, e la ricerca cade su di una scritta 6.95£ HOT BUFFET ALL YOU CAN EAT.

Quando vedo la scritta "All you can eat", lo spirito competitivo, viene fuori, e anche il mangiare diventa una sfida; perchè è una sfida, tu, proprietario del locale, credi così facendo di guadagnare.
Ed in effetti è cosi, ma con me, dovrai sudarteli questi 6.95£.

Non aspetto il via, parto in anticipo, e divoro un piatto pieno di schifezze cinesi prima ancora che Kamila ed Andrea riescano a sedersi.

Dopo due portate loro sono esausti; io mi fermerò alla quinta.

Lasciamo il locale, ma la serata non finisce, ci dirigiamo prima in Trafalgar Square e poi ad Embankment, costeggiando il Tamigi.

Ho freddo, piove e sono in maniche corte perchè non prevedevo cotanto movimento.

Ormai l'idea di tornare a casa in bici, non mi passa neanche più per la testa, tanto meno quella di rientrare via metropolitana; è ormai l'una passata e sono già tutte chiuse.
L'alternativa, è l'ormai consueto Bus notturno.

Anche se è tardissimo, accompagno per un pezzo Kamila, che prenderà in seguito la sua via di casa.
Io non sono lontanissimo da dove ci lasciamo, di più; inoltre i bus notturni sono meno frequenti.

Ma ormai non importa, sono indeciso se dormire poche ore (2) o se fare il giro completo senza passare dal via.

Il rischio è quello di assopirsi e di non sentire la sveglia delle 5.
Meglio non rischiare.

Rientro alle 4, con il cibo cinese ancora da digerire (rimarrà tale fino dopo mezzogiorno); accendo il computer e scrivo...

Non riuscirò a finire l'articolo in tempo, il mio cervello ragiona a rilento, ed un'ora non mi è sufficiente.

Lo completerò alle 18, di rientro da una lunga giornata lavorativa.
Sono ancora vivo, il mio cuore ha retto, nonostante i 6/7 cappuccini della giornata.









giovedì 16 agosto 2012

AUGURI S.G.



              16 AGOSTO 2012


E taaak!

E sono 30 mia cara sorella.

TRENTA, senti come suona bene, ma senti anche quanto è lungo da pronunciare T R E N T A .

E' cifra tonda, non fa una piega, non ha neanche un brutto suono.

Ma si, tanto sono solo numeri.
Numeri che ci mettono alla nascita per ricordasi da quanti anni stiamo pagando le tasse, e per ricordare allo stato quando è ora di aumentarle.

Quando nasciamo siamo già numeri, e lo saremo per tutta la vita.
Anche quando facciamo le gare, quando andiamo a scuola, quando andiamo al supermercato, quando ci confessiamo, siamo sempre dei numeri.

E non ci preoccupiamo se siamo il 4 il 48 o il 2673, perchè sono solo numeri.
E così devono essere gli anni che ci sobbarchiamo sulle spalle.

Gli anni sotto forma di numero servono solo per scandire la nostra vita in sezioni; per facilitare il compito a qualcuno.
Sappiamo che dai 3ai 5 siamo all'asilo; dai 6 ai 19 siamo a scuola, per chi è fortunato; poi fino a 25/30 università.

A 14 puoi guidare il cinquantino, a 16 il centoventicinque, a 18 la macchina.
Ma qui poco importano le facoltà mentali, l'orientamento politico, le scelte di vita, i pensieri le emozioni, basta il numero sulla carta d'identità e tutto è più o meno concesso.
Idem per il diritto di voto o per entrare in politica.

Numeri, che se uno inizia a pensarci, non ne esce più, ma numeri, che se uno non ci da troppo peso, sono semplicemente anni di esperienza e di vita vissuta.

Pensa quante cose in meno hai adesso da imparare rispetto a Diego..
E' vero, lui in bici ci sa andare, ma non è mai troppo tardi..

Ti ho sempre vista come la sorella maggiore, con invidia quando tu potevi stare fuori fino a "tardi" ed io nemmeno potevo uscire; con rabbia quando mi incolpavi dei danni ed intortavi mamma e papà affinchè ti dessero ragione; con noia quando io volevo giocare e tu volevi LEGGERE (ma che sport è leggere?); con gioia, quando arrivavo a casa e c'era cena pronta; con stima quando rimani fino alle 3 a stirare ed a pulire casa; con complicità, quando con un'occhiata ci si dice l'intera "Divina Commedia"; con assoluta tristezza quando rimani in pigiama tutto il giorno...

Oggi, è uno di quei giorni in cui per 26 volte sei ancora più maggiore di me.
Ma sei comunque la mia sorella, come a 5 anni,  come a 20, oggi a 29+1.

Difficile spiegare a parole cosa significhi avere un fratello/sorella maggiore; infatti non lo farò, ma chi è fortunato come me, già lo saprà.

Grazie per avermi spianato la strada, per avermi lanciato la corda quando avevo bisogno, per avermi fatto odiare Jessica Fletcher, per non avermi fatto perdere nemmeno una puntata di Antonellina, per non fare domande quando non devi fare domande, per avermi sfamato e coccolato più di una sorella, per aver fatto da Ambasciatore tra me e Lidia, per avermi insegnato che i panni sporchi non passano direttamente dalla cesta all'armadio, per la ricetta della Saker, per essermi sempre venuta a prendere al colle dopo lo ski roll e per quanto fatto in tutti questi anni.

Ti auguro un Buon Compleanno.

Ci vediamo tra meno di un mese.. baci baci..



OYSTER ADDIO!

Sapevate che ieri era il 15 di Agosto?

Bene, perchè se non me lo ricordavano almeno 10 volte dall'Italia, non me ne sarei mai accorto.
O meglio, non ci avrei fatto caso, in fondo qui è solo un numero.

Esatto, perchè se in Italia è la data più attesa per le grigliate e le gite fuori porta "mordi e fuggi", qui, non è nient'altro che il 15 Agosto.

Sarà per questo, che la mia è stata pressochè una giornata come le altre.

Mi sono svegliato tardi, tardissimo, causa del rientro a casa tardi, tardissimo la sera prima; complice questa volta, non il brindisi ma il viaggio da lontanissimo senza l'ausilio della Picadilly.

Due ore e mezza di viaggio tra attese di bus che non arrivavano mai, e gruppi di ragazzi ubriachi che escono la notte come vampiri.

Ma questa, sarà un'altra storia.

Stavamo parlando della giornata di ieri, 15 Agosto.

Dopo il risveglio non troppo mattutino, una colazione small, non potevo non farla; solo per il piacere di masticare qualcosa.

Poi, tante idee per la testa, tante cose in mente da fare nel mio giorno OFF.

La cosa migliore è iniziare da una; ed allora, perchè non avventurarsi in zona "Finsbury Park" a visitare un negozio di bici?

E' da qualche settimana, che sono in cerca di un velocipede; adesso è ora.

Va bene, un'ora di viaggio, misto a "sonnolenza da metro" e sono sul posto.

Mi guardo intorno e non mi sembra proprio di essere in centro città, tutt'altro.
La cosa incredibile di Londra, è che puoi passare dal centro sfarzosissimo alla periferia logorata, in meno di 3 minuti.

Mi guardo intorno e, si, insomma non è come me l'aspettavo ma poteva essere peggio.
Inizio a cercare questo negozio di bici, trovato per caso su Gumtree.

Non vedo nient'altro che una palestra, un paio di negozi di vestiario bruttissimi ed una sorta di fabbrica tessile; poi un grosso parcheggio e tante auto.

Dopo un a ventina di minuti, penso che come molti annunci su Gumtree, sia stata soltanto una fregatura.

Poi, prima di mollare del tutto, mi calo nei panni di una donna, e chiedo informazioni.

Il signore nella garitta mi risponde per due volte una cosa che ancora adesso non ho capito;
solo due parole, ma dette con un boccone di panino in bocca ed un accento misto tra Senegal, Etiopia, Egitto e Marocco.
Poco male, trovo lo stesso il tanto cercato negozio di bici.

Anche questo, non è proprio come me l'aspettavo.

Anzi, non lo è per niente.
Non è nemmeno un negozio.

E' un container pieno di pezzi nuovi di zecca, importati da Taiwan; fuori, un gazebo con dei cartoni per terra sul quale montare le biciclette.

Chiedo informazioni, e dopo poche parole, capisco dall'accento che il personaggio incaricato della vendita, è Italiano.
Sono tutti Italiani...

Mi spiega che posso personalizzare la bici come voglio, colori, ruote pedali manubrio.
Certo, mica AGGRATIS.

Quindi provo 3 modelli diversi di manubrio, guardo i colori ed il più bello mi sembra il BIANCO PERLA, "noi in italia lo chiamiamo così", mi dice Vittorio.
"Ed in inglese, come si chiama?" gli chiedo io..
"White pearl" mi risponde lui con una smorfia di dubbio..

Come tutti i venditori, e perlopiù Italici, inizia a spiegarmi che sono bici fighissime, costosissime ma che loro possono permettersi questi prezzi perchè hanno tanto smercio.. bla bla bla...
Non ascolto più di tanto, non mi importa cosa mi dice, mi serve una bici, punto.

Certo, il compromesso qualità prezzo non so ancora se sia il migliore, ma nel caso vi farò sapere.

Ok, la prendo, mi garba.

Mi dice di ripassare tra un'ora, giusto il tempo di darle una controllata, finire un'altra bici; e ci rivediamo alle 14.

Ne approfitto per fare un giro in zona; non c'è molto da vedere ma devo ammazzare il tempo.
Si fanno presto le 14, e ritorno al "grande magazzino".

Nel frattempo è arrivato anche il socio, o il capo; non so come definirlo, ma un ragazzo sui 33 anni, con poca voglia di lavorare ma tanta voglia di chiacchierare e di intortare la gente.

Anche lui mi inizia a parlare di pezzi top di gamma, mi dice che ho gusto, perchè ho scelto delle ruote super...
Tra me e me penso che ho scelto quelle perchè erano le uniche che c'erano;
ma non diteglielo, perchè potrebbe rimanerci male.

Provo ancora la bici e mi accorgo subito che i freni sono montati al contrario rispetto a quelle italiane.
Alla mia domanda, del perchè, in primis, Mr. Ipad mi risponde che sto sbagliando, in tutto il mondo sono così. 

A questo punto mi viene il dubbio, ma non mollo, e convinco il fannullone che ho ragione; perchè avevo ragione.

Allora corregge il tiro ed, assalito dai dubbi, mi risponde che comunque in Inghilterra si usa così..

Vado in bici da 20 anni, saprò ben qual'è il freno davanti no?

Gli chiedo di spostarmeli; ma allo stimato di almeno 10 minuti di durissimo lavoro, decide di farmi lo sconto e lasciare il tutto così.

Va bene, gli dico; tanto io devo pedalare, mica frenare.

Mi chiede se sono un ciclista nato; gli rispondo di no ma che sono sportivo nato.
Pago la bici e me ne vado.

Non va male, ha solo qualche vibrazione quando freno anteriormente.
Per tornare a casa, devo fare 20km su strade che non conosco.

Non ho idea del tempo impiegato, ma verso le 16 sono a casa, soddisfatto della pedalata e della mia nuova bici bianca.

Il bianco è neutro, potrò personalizzarla come meglio credo.
Posso scriverci sopra "MADE IN TAIWAN" così magari nessuno me la ruba.

L'idea migliore però è quella che ogni persona che in questo periodo Londinese, condivide una parte di "vita" con me, possa stampare sul telaio la sua firma; o qualcosa di simile.










domenica 12 agosto 2012

"LA MIA OLIMPIADE"



Ho visto la sveglia che suonava alle 8.00;

Ho visto che era Domenica e la Lidl apre solo alle 10.00;

Ho visto che non avevo più fiocchi d'avena e pane finto;

Ho visto che nella borsa del cibo giacevano ancora dei museali;

Ho visto che tutto sommato sono riuscito a fare colazione;

Ho visto che era una bella giornata;

Ho visto che avevo tempo e sono andato alla stazione a piedi;

Ho visto il treno della metro zeppo di gente la domenica mattina;

Ho sentito gli occhi che si chiudevano dalla stanchezza anche se era mattina;

Ho visto che ero alla stazione di Westminster e sono sceso;

Ho visto un Caffe Nero appena fuori la stazione, con una coda di gente infinita;

Ho viso steward in pettorina gialla e fuxia;

Ho visto transenne birilli e striscioni;

Ho visto il Big Beng per la quinta volta;

Ho visto il London Eye;

Ho visto il Tamigi con le sue imbarcazioni;

Ho visto strade prive di auto;

Ho viso donne, uomini, bambine, bambini ed anziani;

Ho visto in ognuno di loro la curiosità;

Ho visto l'attesa nell'uomo a fianco a me con una radiolina portatile;

Ho sentito il Big Beng suonare le campane;

Ho visto l'auto con il cronometro che si avvicinava;

Ho visto centinaia di macchine fotografiche prepararsi allo scatto;

Ho visto il gruppone di testa e poco dietro gli inseguitori già staccati;

Ho visto voli tranquilli e rilassati;

Ho visto gioia e stupore negli spettatori;

Ho visto noia e fastidio negli steward costretti a dare le spalle alla corsa;

Ho visto educazione e correttezza;

Ho visto bandiere e colori;

Ho visto i tifosi Kenioti;

Ho visto Kiprotich Wilson Kipsang provare la fuga;

Ho visto la scioltezza nei primi corridori;

Ho visto il gruppo meno compatto;

Ho visto i primi, segnali di fatica;

Ho visto sudore;

Ho visto concentrazione;

Ho visto gioia e dolore;

Ho visto fatica, tanta fatica;

Ho sentito commenti ed emozioni;

Ho provato emozioni;

Ho visto gambe correre come se la strada fosse in discesa;

Ho visto gambe incollate all'asfalto;

Ho visto muscoli tirati e doloranti;

Ho visto passione;

Ho visto volontà;

Ho visto volti doloranti e scavati;

Ho visto tristezza ed amarezza;

Ho visto incoraggiamenti;

Ho visto il tifo appassionato della gente;

Ho visto e sentito mani applaudire;

Ho immaginato la gioia di Kiprotich Stephen;

Ho visto il primo e l'ultimo perchè è giusto applaudire anche per lui;

Ho visto Ramonene Tsepo camminare dal dolore e dalla fatica;

Ho visto che Ramonene Tsepo riprendere la corsa incitato dagli applausi;

Ho visto che Ramonene Tsepo è riuscito a concludere la sua fatica, perchè un'olimpiade è qualcosa di più che una semplice gara;

Ho viso una giornata piena di colori;

Ho visto in me la voglia di sport;

Ho sentito per la prima volta la voglia di correrne una;

Ho visto;

HO VISTO LONDRA 2012 HO VISTO LA MARATONA.