Lettori fissi

venerdì 13 dicembre 2013

FUORI GIRI

Sono in Italia per la seconda volta in due settimane, sono qui solo per pochi giorni, giusto il tempo di aggiornare la mia qualifica di maestro di sci e poi tornerò a Londra.

Come tutte le volte che torno in stagione invernale, non posso evitare di fare una full immersion di sci.

Ieri sera alpinistica in notturna vecchio stile, con il socio di alcune gare e trasferte: Cala.

Partenza dal centro fondo di Pragelato alle ore 17.30, rigorosamente con luci frontali che non fanno luce.
La mia era pari al flash della fotocamera di un Nokia 3310, quella di Cala, un pò meno potente.

Per pigrizia di non togliere gli sci al guado di Pattemouche, decidiamo di proseguire fino al ponte e di salire dal boschetto.
Non passa molto che ci troviamo abbarbicati sul pendio con nessun'altra via d'uscita che.. toglierci gli sci ed arrampicarci sulla massima pendenza.
Insomma con Cala, nulla di nuovo.

Ci lasciamo alle spalle il pezzo più brutto e proseguiamo su pratoni poco segnati fino a raggiungere la strada battuta dai cingoli del gatto.
In poco tempo, raccontandoci dei mesi passati, arriviamo alla partenza dello ski lift Cristallo, ormai in disuso.

Le mie condizioni di salita, non sono delle migliori.
D'altronde, dopo quasi due anni di inattività, non potevo aspettarmi di essere un fiorellino.

Ho una sola marcia di salita, il fiato è corto ma perlomeno non ho dolori lancinanti che mi pervadono il corpo.

Poco male, arrivo in punta allo Smeraldo, mi godo per qualche minuto le luci del Sestriere le stelle e soprattutto il silenzio; che a Londra non esistono.

Cala si fermerà poco sotto battuto dalla paperella del bastone.
Scendo, lo raggiungo e spello.

Iniziamo la discesa al buio delle nostre frontali da mezzo wat e subito Cala prende il largo.
Mi trovo a combattere con buio e neve non proprio facilissima; soprattutto quando a metà discesa le gambe ti si ghisano ed iniziano a bruciare come il peperoncino di Brix.

Facciamo una pausa tecnica  per rilassarmi la muscolatura in fiamme e ripartiamo proseguendo fino alla fine.

Al fondo, arriva il Friky con la motoslitta per un controllo ai cannoni dell'innevamento.
Ne approfittiamo, ci attacchiamo uno a destra e uno a sinistra della motoslitta e ci facciamo trainare fino al Plan.

Bella gita grazie Cala.

E' oggi, voglio andare a farmi un giro con gli sci da fondo, mi alzo dal letto e miracolosamente come se avessi dormito nella camera rigenerativa di Goku, non ho nessun dolore.

Ho solo un freddo polare, forse dovuto alla notte passata a 10 gradi.

Colazione the e biscotti, mi metto la tutina arancione, prendo sci e bastoni e salgo in macchina fino al Plan.
L'obiettivo è l'Alpe Meys, il punto più alto della pista turistica della Val Troncea.
Sono convinto e determinato, ho voglia.

E' un'itinerario che quando mi allenavo non ero solito fare regolarmente, vuoi un po' le condizioni della neve non sempre favorevoli, vuoi un po' il percorso costantemente in salita che taglia le gambe e la voglia.

Oggi sono motivato, so di essere fisicamente limitato rispetto a qualche anno fa, ma voglio farlo, e voglio metterci anche poco.
E' una cosa che non mi è passata, quando metto gli sci per me vuol dire competizione.

Apro la zip delle mie scarpe arancioni, ed una montagna di ricordi ritornano alla mente.
Quanti momenti passati con quelle scarpe addosso, quante emozioni vissute con loro.
Le indosso e mi sembra di non avere mai smesso, sento ancora il male che fanno ai mignoli ed il freddo che entra come se fossi scalzo.

Le allaccio quasi ad occhi chiusi, perchè ormai si allacciano praticamente da sole.
Hanno le pieghe persino sui lacci, a ricordare dove devo chiuderle.
Allaccio anche il gambaletto, in 2 riprese come al solito; non penso più a niente, esco con gli sci in mano, impugno i bastoncini swix, aggancio gli sci di tanti allenamenti ed inizio a spingere.

Sfrutto ogni centimetro di spinta che riesco a dare, ed ottimizzo la scivolata nei minimi termini.
Il percorso è tutto un crescendo di salita, con qualche pezzo in piano che spezza il ritmo, ma a me spezza solo di più le gambe.

Un tempo sarebbe servito per recuperare, adesso serve solo per farti ricordare che sei fuori forma.

Il fiato è lungo, ma non mollo, perchè non l'ho mai fatto e non ho voglia di arrendermi adesso.
Le braccia non fanno più male come i primi dieci minuti, il cervello ha spento i recettori del dolore che sono concentrati a ridurre i giri del motore quando chiedo troppo gas.
In punta agli strappetti, entra il limitatore che mi fa arrestare la spinta ma non mi fa rialzare, rallento ma continuo a spingere.

Durante questa salita penso che vorrei aver avuto a 16 anni la maturità e l'esperienza di un trentenne, fusa con la spensieratezza e l'ingenuità di un ragazzo alle prime armi.
Penso che i veri talenti, non siano quelli fisicati, ma quelli che riescono da giovani a fondere tutte queste qualità in una sola persona.

Sono due anni che non mi alleno, ho il fiatone come dopo un frazionato di 3 minuti, ho le braccia che bruciano come dopo 40 minuti di sole spinte e le gambe; le gambe reggono il colpo alla grande.

Sono alle fonderie in poco più di 20', alle lendiniere in 40' e penso che all'Alpe Mey non ci arriverò in meno di un'ora.

Arriva il pezzo più critico, una lunga salita interminabile, che sembra finisca solo li sopra, dietro la curva, ma in realtà non finisce mai.

La si patisce in bici, a piedi, di corsa e con gli sci.

Se non la conosci MUORI.
Se non ti dosi SALTI.
Se non la scii TI PIANTI.

L'ho rispettata fin dall'inizio, forse anche con un po' di paura, l'ho affrontata come sempre in lenta progressione fino ad arrivare in debito d'ossigeno al punto più alto.
Non è ancora finita, una breve discesa di recupero e poi l'ultimo strappo per arrivare alla bergeria.

E' fatta, ormai sono in punta.

Ci sono arrivato decine e decine di volte, ma oggi ha un valore aggiunto.
Ha valore dentro di me, per me.

Cinquanta minuti per arrivare in punta.

Sono soddisfatto.
Mi godo un paio di minuti il paesaggio innevato circostante, poi mi fiondo in discesa come sempre.
Mi metto a uovo nei binari e penso al passato.

Una ventina di minuti di discesa interrotta dalla piccola variante di Laval e sono di nuovo al punto di partenza: lo stadio del fondo.

1h e 15 minuti il totale.

Decisamente non male per un turista.












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