Sono le 4 a.m. e sono sveglio da 22 ore, e lo rimarrò ancora per almeno altre 20.
Scrivo, per occupare quest'ora di tempo, che mi separa dalla sveglia per andare al lavoro.
Oggi, o meglio ieri, a Londra era Bank Holiday, uno di quei giorni dove nessuno lavora; o quasi..
Era anche il secondo ed ultimo giorno del carnevale di Notting Hill.
Come potevo non andare a ficcare il naso?
Avevo già sentito parlare di questo favoloso avvenimento, ma mai mi sarei aspettato una cosa del genere.
Prende spunto dal carnevale di Rio de Janeiro, ma poi, la miscellanea di etnie culture e stili di far festa, lo trasformano in un mix tra sagra della porchetta, Oktoberfest, festa degli alpini, festival del Rhum e revival di Woodstock.
Non è difficile trovare il posto, la metro si carica di gente e si ferma alla stazione di Notting Hill Gate, dove fiumi di festanti e curiosi come me, scendono e per inerzia si spostano a casaccio indirizzati non tanto dagli steward quanto dalla folla stessa.
Non so bene dove andare, ma decido di seguire la massa; che a dire il vero, una volta all'aria aperta, non pare neanche così estrema.
E' tutto organizzato alla grande, dappertutto si vedono forze dell'ordine e mezzi di primo soccorso.
Tra la stazione della metro, ed il vero e proprio "centro", cammino circa una decina di minuti.
Per la strada, sembra ci sia stato un conflitto tra alluminio e carta da imballo, finito a pareggio.
I poveri volantini giacciono esanimi come le lattine stritolate dalle mani dell'accanito bevitore di birra.
Più si va verso il nucleo della festa, più i cadaveri diventano "importanti".
Dalle lattine, si passa ai cartoni, poi alle bottiglie ed infine all'essere umano; colui che della catena alimentare è l'ultimo anello.
Qualcuno giace a terra privo di facoltà mentali, qualcun'altro, carico di energie barcolla in ambigue direzioni.
Ma questo, poco importa a chi la festa la fa da padrone, ovvero i giganteschi carri.
Carri, non saprei come definirli.
In realtà mi aspettavo fossero variopinti colorati e di fantasia; invece non sono nient'altro che camion con rimorchio, sul quale è stata allestita una struttura in tubi Innocenti; il tutto addobbato con qualche striscione pubblicitario ed un potente impianto audio.
Delle casse musicali, che ti fanno vibrare anche gli alluci quando gli passi vicino.
Il tutto seguito da maschere e costumi indossati per un buon 99% da taglie forti.
Non mancano le vie con bancarelle e banchetti che cucinano prodotti caraibici piuttosto che fritture di dubbio gusto.
La gente mangia, con gusto ed i profumi si mischiano agli odori che il più delle volte diventano quasi tossici.
Chi arrostisce pannocchie, chi cucina crepes, chi cucina wurstel tedeschi e chi invece è immerso tra litri di aperitivi da distribuire alla folla.
Insomma, una bella festa.
Ma c'è veramente tanta gente, troppa, non riesco nemmeno ad andare dove voglio, ma dove posso.
Ben presto, dopo aver assistito al musicista di pentole e secchielli, ed aver visto il back stage dei carri, mi dirigo in direzione ignota, con lo scopo di tornare verso casa.
Trovo ben presto un bus che fa al caso mio.
A dire il vero sto aspettando risposte per la serata; Valeria, ormai da ore è irraggiungibile, chissà in quale parte del carnevale si sarà persa; Andrea e Kamila sono al lavoro e non sanno cosa faranno della loro pelle.
Sono ormai le 7 ed inizio ad avere fame, perchè è vero che oggi è Banck Holiday, e per pranzo mi sono concesso un Hm and Cheddar anzichè un Cicken Salad, più svariati cappuccini; ma la giornata è lunga.
Non ho tempo di pensare troppo, che mi telefonano e mi dicono che mi stanno spettando al Chelsea Potter Pub; ok, gli dico, datemi una mezzoretta che mi attivo.
Passo da casa, giusto per posare la pizza in saldo poco prima comprata alla Sainsbury's.
Poso il cibo, prendo la bici ed in tempo record sono sul target.
Ho fame, mi divoro la Fruit Salad di Caffe Nero e beviamo una birrra.
Poi la decisione si fa tragica; e come al solito le idee malsane vengono sempre a me....
Propongo di prendere il primo bus, e scendere dove più ci piace.
Non è difficile, tutti i bus portano in centro.
Finiamo in Picadilly, alla ricerca di un qualcosa da mangiare.
Cerchiamo qualcosa di sostanzioso ed economico, e la ricerca cade su di una scritta 6.95£ HOT BUFFET ALL YOU CAN EAT.
Quando vedo la scritta "All you can eat", lo spirito competitivo, viene fuori, e anche il mangiare diventa una sfida; perchè è una sfida, tu, proprietario del locale, credi così facendo di guadagnare.
Ed in effetti è cosi, ma con me, dovrai sudarteli questi 6.95£.
Non aspetto il via, parto in anticipo, e divoro un piatto pieno di schifezze cinesi prima ancora che Kamila ed Andrea riescano a sedersi.
Dopo due portate loro sono esausti; io mi fermerò alla quinta.
Lasciamo il locale, ma la serata non finisce, ci dirigiamo prima in Trafalgar Square e poi ad Embankment, costeggiando il Tamigi.
Ho freddo, piove e sono in maniche corte perchè non prevedevo cotanto movimento.
Ormai l'idea di tornare a casa in bici, non mi passa neanche più per la testa, tanto meno quella di rientrare via metropolitana; è ormai l'una passata e sono già tutte chiuse.
L'alternativa, è l'ormai consueto Bus notturno.
Anche se è tardissimo, accompagno per un pezzo Kamila, che prenderà in seguito la sua via di casa.
Io non sono lontanissimo da dove ci lasciamo, di più; inoltre i bus notturni sono meno frequenti.
Ma ormai non importa, sono indeciso se dormire poche ore (2) o se fare il giro completo senza passare dal via.
Il rischio è quello di assopirsi e di non sentire la sveglia delle 5.
Meglio non rischiare.
Rientro alle 4, con il cibo cinese ancora da digerire (rimarrà tale fino dopo mezzogiorno); accendo il computer e scrivo...
Non riuscirò a finire l'articolo in tempo, il mio cervello ragiona a rilento, ed un'ora non mi è sufficiente.
Lo completerò alle 18, di rientro da una lunga giornata lavorativa.
Sono ancora vivo, il mio cuore ha retto, nonostante i 6/7 cappuccini della giornata.